COVID-19 (II parte): TUTTO QUELLO CHE GLI ALTRI NON POSSONO O NON VOGLIONO DIRVI (e che non vi diranno mai)

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II PUNTATA: EFFICACIA DELLA CLAUSURA FORZOSA

         –         di Luigi Cobianchi         –                

Nella prima ‘tappa’ dell’analisi che stiamo svolgendo, esaminato il quadro normativo (?) di riferimento, ci siamo lasciati con un interrogativo piuttosto inquietante: questa sorta di ‘arresti domiciliari’ forzati, di clausura indiscriminata, cui siamo stati sottoposti tutti, ha una reale valenza in punto di scienza?

Perché il vero problema sta tutto qui, e, a dispetto di quanto si sta cercando di darci a intendere, la Comunità scientifica internazionale è tutt’altro che concorde, sul punto.

Mai come in questo momento storico consiglierei a chiunque ne ha la possibilità di leggere la stampa estera, unico modo per avere un quadro reale di dove va e di come ci vede il resto del mondo.

Al riguardo, prima di entrare in argomento, mi si consenta di fare una piccola digressione: anni fa, l’allora Presidente della nostra Corte d’Appello – cui, tutt’oggi, mi legano sentimenti di stima e ammirazione, per l’uomo e il gran signore, prima ancora che per il «most rightful judge» (SHAKESPEARE) – allorquando gli chiesi se volesse prendere parte a un simposio, come relatore, su un tema di particolare rilevanza sociale, ebbe a dirmi, parlando della Sua ‘categoria’, più o meno così: vi sono due tipologie di Magistrati, quelli che scrivono libri, e partecipano a convegni, e quelli che scrivono le sentenze. Io preferisco scrivere sentenze!

Stesso discorso vale per gli Accademici (o presunti tali): ci sono quelli che, per anni, nel silenzio e nel nascondimento, operano alacremente, indefessamente nei loro laboratori, facendo scienza e diffondendola attraverso l’insegnamento universitario – i cui nomi, resteranno sconosciuti ai più, comunità scientifica in disparte – e i ‘fenomeni da TV’, beniamini del grande pubblico, ma, talora, misconosciuti nel modo della ricerca…

Il problema è che, ancora ai dì nostri, se una cosa ‘l’ha detta la televisione’, è sacra, inviolabile ‘evangelica’ e, quindi, questi ultimi personaggi diventano altrettante divinità insindacabili, per le quali vige l’ ‘ipsedixismo’ più stretto.

Al riguardo mi sovviene il volto rubizzo, talora rubicondo, di un dietologo che, spesso e volentieri, si intrattiene in un noto ‘salotto’ di politica, costume e società della TV nazionale, il quale si fregia orgoglioso del titolo di ‘Professore’, anche se non è dato di sapere su quale Ateneo italiano si sia mai incardinato o si incardini. Ma,… guai a chi lo tocca!

Per non parlare di un altro segno dei tempi, televisivamente parlando, i ‘panzirotti’, che si autoalimentano/eccitano sulla base delle denunce che accumulano. Si arriva al baraccone, ma non dimentichiamo che alcuni nostri connazionali – la maggior parte dei quali, statisticamente, del centro-nord – per anni ha prestato attenzione e fede financo a Wanna MARCHI e al mago DO NASCIMIENTO…

Fatta questa doverosa premessa, vengo al punto: seguendo la tesi potremmo dire, a buon diritto, ‘filogovernativa’, l’unica soluzione per sconfiggere (?) arginare (?) la COVID-19 – spero che, almeno in questo, abbiano le idee chiare – è impedire il più possibile i contatti tra le persone.

Bene, attribuendo a chi regge le sorti del nostro Paese la miglior buonafede, proviamo a ripercorrere per un attimo questo ragionamento.

Standocene tutti chiusi in casa – dicono loro – prima o poi, statisticamente parlando, i contagi, seguendo una curva [gaussiana?], che esprime la densità di probabilità, parametrata rispetto a un certo ‘valore atteso’ μ e a una varianza σ2, raggiungeranno un massimo, per poi cominciare a decrescere asintoticamente, fino ad azzerarsi.

Nel mentre l’Italia (che non ha certo il potere economico di Francia, Germania e Gran Bretagna) va a rotoli; molte saracinesche forzosamente abbassate non si alzeranno più; si determinerà un’emergenza sociale (reale) che, ancora una volta, vedrà come vittime designate i nati dal 1972 in poi. Ma… tant’è!

Di settimana, in settimana ci sentiamo dire che il picco si avrà in quella successiva. Come mai tanta incertezza? Forse perché ancora non sono concordi neanche sul modello matematico da seguire?

Vero è che la statistica predittiva – e, segnatamente, il calcolo delle probabilità – non può definirsi propriamente una scienza (a differenza della Biologia, che è l’unica disciplina che possa dirsi realmente ‘scientifica’, in quanto basata sull’osservazione della natura, in assenza di postulati e convenzioni di base. Neanche la matematica lo è: 2+2=4, e non 5, per una mera convenzione, sia pur congruente ed efficace.): un numero al lotto potrebbe uscire sempre o mai più; non esiste alcuna legge ‘fisica’ per la quale un numero che non è estratto da più settimane debba necessariamente venire fuori…

Orbene, posto che abbiano deciso di utilizzare – almeno in prima approssimazione – una distribuzione di probabilità continua, cosiddetta ‘normale’, o ‘di GAUSS’, fermo restando il decremento asintotico, che  è una caratteristica della curva che la descrive, nessuno ci  dice che  per t → ∞ (ovvero al passare dei giorni) essa tenda a 0.  Potrebbe,  invece,  fermarsi a  un valore costante (n-casi di contagio/die) sotto il quale non scende.

E allora che si farà? Certo non si può immaginare di tenerci agli ‘arresti domiciliari’ indefinitamente.

A un certo punto, nelle segrete stanze, si deciderà (anche per evitare di ‘assaggiare’ forconi a tergo) che non si può più andare avanti così, che la situazione è sotto controllo (tanto i numeri li danno loro!), che non si riscontrano nuovi contagi, quindi… liberi tutti, grandi feste, spumante, ricchi premi e cotillons! Anche perché, con buona pace di certi ‘svarioni’ televisivi, la stragrande maggioranza dei virus sono (fortemente) termolabili, per cui, con l’aumento delle temperature, almeno temporaneamente, dovremmo poter trarre un sospiro di sollievo.

Sennonché – se mi si passa una piccola iperbole, che si richiama alla suddivisione allegra del nostro Paese in due squadre, nord e sud, operata da ARBORE nel suo indimenticato programma cult Indietro Tutta, scevra da qualsivoglia polemica, o conflitto ‘unitaristico’ irrisolto – in un piccolo comune remoto del settentrione, di quattro anime, rimane un unico, ultimo portatore asintomatico, un giovane, il quale, ovviamente, dopo aver sperimentato più del solito la morte civile, cosa penserà bene di fare, non appena appreso della ‘liberazione’? Tutto quello che gli è stato impedito: il barbiere, la palestra e, poi, rimessosi in forma, la fidanzata (dopo tanti giorni d’astinenza…), quindi l’aperitivo nella più vicina città assieme agli amici, con i quali, ovviamente, vorrà fare bisboccia, tra abbracci, baci, goliardate. Poi? Il centro commerciale? Vogliamo che ne faccia a meno? E, siccome il mio modello di giovane italico è anche il classico bravo ragazzo, sicuramente correrà a salutare i nonni anziani che non vedeva da troppo tempo, dei quali è il ‘cocco’ indiscusso.

Risultato: trascorso il tempo d’incubazione, l’inizio di nuova ecatombe

Ma non basta. Il prof. Robert Charles GALLO, biologo, medico e accademico, cofondatore e Direttore dell’Institute of Human Virology (IHV) presso la University of Maryland – Baltimora – cui si deve [appena, appena], unitamente ai gruppi di ricerca dei proff. MONTAGNIER e BARRE’-SINOUSSI, l’identificazione disgiunta, nel 1984, del virus HIV-1, responsabile dell’AIDS e la messa a punto del primo test efficace per l’individuazione del predetto agente patogeno nel sangue (insomma, un tantino al disopra dei predetti ‘svarioni’ da Salone Margherita televisivo) – ha osservato che il nostro incubo, il virus «SARS-CoV-2», responsabile della patologia battezzata «COVID-19», si sta diffondendo da Est verso Ovest. Ecco perché in Spagna si festeggiava, mentre noi eravamo già in crisi, semplicemente perché il fenomeno ha colpito la penisola iberica con circa dieci giorni di ritardo rispetto a noi.

Non è ancora del tutto chiaro il motivo di un siffatto spostamento, ma, certamente, vi è una stretta correlazione con il gradiente termico e, quindi, con l’andamento delle temperature stagionali.

Bene, in ragione di ciò, accanto al ragazzo della squadra del nord ve n’è uno del sud, ancor più represso del primo per non poter stare in strada – com’è nostro costume – soprattutto allorquando iniziano a sentirsi i profumi e i tepori che annunciano, finalmente, l’arrivo della primavera, porta dell’estate, stagione delle stagioni per noi ‘panmediterranei’. Non ha contratto il virus. E non so se sia un bene

Arriva il tanto agognato giorno della ‘scarcerazione’ e cosa fa? Dopo essere passato anche lui per la trafila del barbiere, della palestra, dell’happy hour, del centro commerciale e, a maggior ragione, dei nonni, avendo gli ormoni a mille, ma non un legame, decide di recarsi al mare con gli amici per fare ‘acchiappanza’.

Lì chi ti incontra? Una bellissima, irresistibile scandinava, da manuale, alta, bionda, occhi chiari, la quale non vedeva l’ora di poter visitare l’Italia, avendo dovuto rimandare il viaggio già programmato alcuni mesi prima, a causa della ‘pandemia’.

Scocca l’attrazione fatale. I due si amano, ignari del fatto che, nel mentre, subdolamente, il virus ha raggiunto anche il nord-Europa, contagiando la ragazza che, anche in ragione dell’età e la perfetta forma fisica, ne è portatrice asintomatica.

Gongolante per la conquista fatta, il caliente ragazzo del sud, appena rincasato, non vede l’ora di raccontarlo al mondo intero, con tutte le coloriture del caso. Locale, locale, pub per pub, birreria per birreria, di happy hour in cicchetto, chiama a raccolta ex-compagni di scuola, amici del calcetto, vicini e anche meri conoscenti: tutti devono sapere delle sue gesta di latin lover internazionale. Ovviamente, si sa, nell’alcool si affogano i freni inibitori e, allora, un abbraccio qui, un bicchiere scambiato là, un tiro dalla stessa sigaretta ed ecco, di lì a qualche giorno, un nuovo focolaio di COVID bello e servito.

E, tra il ragazzo del nord e quello del sud, saremmo ‘punto e accapo.

Tutto questo feuilleton alla Liala, piuttosto che romanzetto rosa alla Barbara CARTLAND per dire cosa? Che, forse, la strada da seguire potrebbe essere un’altra?

Anche perché, al di là dell’efficacia/inefficacia, sussistono tre ulteriori ordini di problemi, correlati alla clausura forzosa.

Il primo. Sempre con buona pace dei più volte citati ‘svarioni’, ciascun virus ha una stagionalità, per cui vi è il rischio concreto che il ‘nostro’, al termine dell’estate, possa ripresentarsi. Alcuni, addirittura, tendono a diventare endemici, in aree geografiche – più o meno ristrette – in cui trovano condizioni climatiche, igieniche, di comportamenti antropici più congeniali.

Il secondo: ma chi ci governa ha idea di quello che succederà quando il bubbone scoppierà in Africa, in India (quello che abbiamo visto finora è poco o nulla), in Paesi martoriati dalla guerra come la Siria? Dopodiché, stanti i fenomeni migratori (absit iniuria Salvini), ci ritroveremo in una ben più seria e reale emergenza, per l’effetto della più classica ‘ondata di ritorno’, altresì detta ‘seconda ondata’.

Il terzo, il più subdolo, in quanto si manifesterà non solo nell’immediato, ma anche nel tempo: gli effetti collaterali di questa clausura forzosa, che, in alcuni casi, potrebbero rilevarsi esiziali.

Ebbene, per l’appunto questi ‘side effects’ saranno il tema della prossima ‘puntata’.

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