I VECCHI NON INVECCHIANO MAI… DISUMANE PERDITE AL TEMPO DEL COVID

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Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia… invece…

Invece quanto è terribile invecchiare, oggi più che mai, perché invecchiare sembra da sfigati e non esistono più i vecchi di una volta, le persone invecchiano diversamente, sembrano giovani in circolazione da troppo tempo, bisognerebbe invecchiare quando si è giovani, invecchiare da vecchi è terribile: la vecchiaia non è roba per vecchi ma a quanto pare non è roba nemmeno più per gli ospizi. Sono morti come mosche.

I “vecchi” in questo tempo di epidemie appartengono, forse, nel senso comune dell’umano cinismo, a un’altra razza, quasi fossero altro da noi che ci reputiamo sempre “non-vecchi”. Ma fino a quando siamo “non vecchi”?

Si sa, la biologia non perdona nessuno ma parliamoci chiaro è abitudine parlare degli “anziani” in quanto “vecchi”, come appartenenti a una razza separata dall’umano esistere, dal quotidiano, spesso perfino lontano dall’occhio ipocritamente vigile della famiglia, come fossero, che so, dinosauri pronti all’estinzione. Dinosauri a cui è piovuta addosso non un asteroide ma il Covid-19. È impossibile, forse per cinismo o per chissà quale paura interiore prossima al panico, spiegare anche solo a se stessi come i “vecchi”, in verità, siamo tutti noi. Lo siamo in potenza, se non addirittura in atto, in procinto di diventare tali e quindi chissà, anche la “Festa dei Nonni” in realtà nasconde solo un’immensa ipocrisia. Ma il punto è un altro.

Ritrovandoci in un orrendo momento storico che sembra unirci tutti nel dolore della pandemia (solo in apparenza ai miei occhi), i “vecchi” del coronavirus appaiono lontanissimi, puntini invisibili, numeri che riempiono antipatiche statistiche quotidiane, titoli di giornali e tg.

Invece loro sono e saranno sempre lì nelle cosidette “case di riposo”, nella tristezza degli ospizi, spesso vere e proprie Auschwitz legalizzate, luoghi abbandonati dalla percezione comune, tra tristissime luci al neon e miseri minestroni e purtroppo come in questi giorni ci viene dimostrato, nelle mani di delinquenti in camice bianco che speculano sulle malattie e dunque sulla vecchiaia stessa.

Nella nostra percezione, nel silenzio della maggior parte dei media che probabilmente non riconoscono in loro abbastanza carisma e ambizioni ma solo notizie shock dell’ultima ora, i vecchi vengono appunto descritti solo e comunque in attesa della fine, come se la fine fosse il massimo auspicio che si debba riservare loro, i vecchi come impiccio, fastidio per se stessi e per noi che siamo costretti a contarli.

L’ho già detto, i “vecchi” come dinosauri, come appartenenti a un’altra razza distinta dall’umano, esiliati in luoghi che assomigliano (volendo essere buoni) al film “I viaggiatori della sera” di Ugo Tognazzi, dove sotto la sorveglianza del cosiddetto Esercito della Salute Pubblica (ESP), trasferiscono tutti i vecchi in un villaggio-resort, per trascorrervi quella che è definita una vacanza e che invece si rivela essere una prigione, la cui vita è dominata da periodiche riunioni in cui è obbligatorio partecipare a giochi di carte e una lotteria, con premio la partenza per una crociera: nessuno dei vincitori torna dalla crociera perché in realtà vengono soppressi.

Nel mondo reale invece sono stati lasciati in balia del coronavirus in carceri senza scampo. Il resto sarà sempre cronaca, criminale cronaca e non solo della stessa vecchiaia.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia e allora alla fine capiremo finalmente qualche regola di vita? Il coronavirus insegnerà mai qualcosa agli esseri umani? Che so, fosse anche insegnarci che la cosa più importante che abbiamo è la nostra data di nascita. Che ci colloca dentro la Storia, che prima o poi ogni vita umana si fa tragedia, talvolta prima e comunque mai per voler proprio, perché a forza di pensarci, aspettando la vecchiaia, diventiamo tutti vecchi.

Uomini più saggi di me dicono che quando muore   un vecchio e come se bruciasse una biblioteca.

Insomma, signore e signori, chi vuol esser lieto sia e del doman non v’è certezza… vero… ma ne siamo poi così sicuri? Intanto la morte dei vecchi non sembra nemmeno gridare giustizia.

PepPe Røck SupPa

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