LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDI

0

           –       di Ursula Franco    –                NEI LABIRINTI DEL CRIMINE LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDI

image LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDIChristian Lorandi, 10 anni, figlio di Bruno Lorandi e Clara Bugna, scomparve da Nuvolera (Brescia) il 28 aprile del 1986, venne ritrovato morto sul monte Maddalena. Causa della morte: omicidio per strangolamento.

Bruno Lorandi, venne accusato di essere l’autore del delitto, fu processato e assolto in tutti e tre i gradi di giudizio.

Clara Bugna, 53 anni, è stata trovata morta in casa il 10 febbraio 2007. Causa della morte: omicidio per strangolamento.

Bruno Lorandi, è stato accusato di essere l’autore del delitto, è stato processato e condannato all’ergastolo.

In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso. Pertanto, da un “innocente de facto” ci aspettiamo che neghi in modo credibile e che lo faccia spontaneamente. Ci aspettiamo anche che nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero. 

Un “innocente de facto” non ci sorprenderà, negherà in modo credibile già nelle prime battute.

Un “innocente de facto” mostrerà di possedere la protezione del cosiddetto “muro della verità” (wall of truth), un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente.

Da Bruno Lorandi ci aspettiamo pertanto che neghi in modo credibile di aver ucciso sua moglie e che possegga il cosiddetto “muro della verità”. 

Una negazione credibile è composta da tre componenti:

  1. il pronome personale “io”;
  2. l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;
  3. l’accusa “ucciso tizio”.

La frase “io non ho ucciso mia moglie Clara”, seguita dalla frase “ho detto la verità” o “sto dicendo la verità” riferita a “io non ho ucciso mia moglie Clara”, è una negazione credibile. Anche “io non ho ucciso mia moglie, ho detto la verità, sono innocente” è da considerarsi una negazione credibile. Una negazione è credibile non solo quando è composta da queste tre componenti ma anche quando è spontanea, ovvero non è pronunciata ripetendo a pappagallo le parole dell’interlocutore.

Di seguito l’analisi di alcuni stralci dell’intervista rilasciata in carcere da Bruno Lorandi a Franca Leosini nel 2012:

LEOSINI LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDI
Franca Leosini

Franca Leosini: Come avete trascorso la sera prima della tragedia?

Bruno Lorandi: Mi ricordo, perché… giusto… perché era il giorno 9, è la vigilia del mio compleanno. Il 9 sera sono venuto a casa alle sei, dal lavoro, e, come ho visto Clara arrivare con la macchina, ho acceso il gas, difatti dopo 5 minuti, 10 minuti è venuta su e io le ho detto: “Cavoli dove sei stata fino adesso?”, e aveva in mano dei mmm… non sono, aveva in mano deii… come si chiamano?… della biancheria, insomma, sul braccio.
Mi ha dato un bacio e mi ha detto: “Ho portato su della roba ad asciugare”, mi pare.
Niente, abbiamo mangiato tutti e due assieme.

BRUNO LORANDI LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDI
Bruno Lorandi

Ho tirato fuori la busta paga, gliel’ho data perché prendo solo le straordinarie in liquido e 100 euro di mancia tutti i mesi, le ho dato i soldi a lei, sei… centomila lire, mi pare e 100 Clara mi ha detto: “Questi qua li prendi”, perché il giorno dopo era il mio compleanno, perché sul lavoro, quando uno eee fa gli anni, deve andare fuori a prendere colazione per tutti e me li ha messi nel portafoglio sul tavolo lì vicino, dove avevo le chiavi. Abbiamo mangiato, saranno venute le dieci. Abbiamo iniziato a guardare quel f… trasmissioni, quelle dei pacchi, lì, che fanno vedere alla sera. Verso le undici mi è venuta vicino, ha iniziato a toccarmi “Stai diventando vecchio, qua e là” e lì abbiamo iniziato a fare l’amore lì sul… sul divano. E siamo andati a finire a letto, lì abbiamo fatto l’amore tutti e due, sarà venuto mezza… mezzanotte.

Il Lorandi sente la necessità di riferire “Mi ha dato un bacio”.

Si notino le parole “tutti e due assieme” nella frase “abbiamo mangiato tutti e due assieme”  e “tutti e due” nella frase “abbiamo fatto l’amore tutti e due”, parole che ci rivelano che il Lorandi ha bisogno di sottolineare che lui e sua moglie facevano le cose insieme. Questo suo bisogno induce a pensare il contrario ovvero che non sempre cenassero insieme.

Bruno Lorandi: Quel mattino lì mi sono alzato, sarà stato le sei e un quarto, Clara mi è venuta vicino, mi ha detto: “Eccolo qua il mio vecchio!”m’ha preso per il collo, m’ha tirato le orecchie e m’ha dato un bacio, m’ha detto: “Guarda, di regalo non ti ho fatto niente però ho prenotato quattro o cinque giorni in Val di Non”.

Bruno Lorandi racconta di essersi alzato e poi dice che Clara lo aveva avvicinato. E’ qui la chiave del delitto: quando il Lorandi si alzò, Clara era già in piedi e non a letto, come sostenuto dalla difesa.

Ancora una volta il Lorandi sente il bisogno di dire “m’ha dato un bacio” nell’intento di dipingere un rapporto idilliaco.

Si noti la frase “m’ha preso per il collo”. Una frase che fa un certo effetto posto che sia Clara che il figlio furono strangolati.

Bruno Lorandi:  Quando andavo io a lavorare era sempre a letto, tanto andava alle dieci, lei, son passato di Clara, le ho dato di nuovo un bacio, poi son andato verso la porta, ho preso il mio portafogli, le mie chiavi sul… sul mobiletto dove c’erano la sera, ho aperto la porta con le chiavi che c’erano già dentro, che sono quelle di Clara, le ho tirate fuori, le ho messe sul mobiletto che c’è proprio lì vicino alla porta, ho preso la bicicletta, e son andato sul lavoro.

Bruno Lorandi non dice che la mattina dell’omicidio sua moglie Clara era a letto quando lui uscì di casa, ma racconta invece ciò che di norma accadeva “Quando andavo io a lavorare era sempre a letto”, lo fa per non raccontare i fatti relativi a quel giorno (Normal Factor) utilizzando una tecnica usata da chi dissimula. 

lorandi LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDIClara Bugna si era già alzata dal letto e stava stirando quando suo marito la uccise, ce lo detto lui “Quel mattino lì mi sono alzato, sarà stato le sei e un quarto, Clara mi è venuta vicino”, pertanto non fu lui a mettere in piedi una messinscena, come sostenuto dai giudici.

Il momento dell’omicidio è, con tutta probabilità, quello descritto dal Lorandi con queste parole: “son passato di Clara, le ho dato di nuovo un bacio”, il racconto del bacio d’addio (Kiss Goodbye) è spesso un segnale linguistico che indica l’esatto momento in cui viene commesso un omicidio. 

Si noti che, per la seconda volta, il Lorandi parla senza motivo delle chiavi di casa.

Franca Leosini: Lei ricorda con la proprietaria del ristorante (…) che cosa le dice?

Bruno Lorandi: Sì, sì, le ho detto: “Guarda che doveva stirare, poi mi ha detto che veniva a lavorare”.

Bruno Lorandi ci conferma che Clara stava stirando.

Franca Leosini: Perché la sua reazione è stata questa?

Bruno Lorandi: Perché al venerdì sera, quando è venuta a casa dalla parrucchiera e aveva in mano ‘ste biancherie, che ha portato… in… camera del bambino, lei mi ha detto soloche doveva stirare, perché c’hooo…

Si noti “solo”, una parola superflua. A cosa sta pensando?

Bruno Lorandi si autocensura, un’indicazione che ha soppresso delle informazioni.

Durante l’intervista rilasciata a Franca Leosini, il Lorandi non ha mai negato in modo credibile di aver ucciso sua moglie Clara e ha mostrato di essere un manipolatore.

Il primo marzo 2018 la Corte d’Appello di Venezia ha respinto l’istanza di revisione del processo presentata dall’avvocato di Bruno Lorandi, Gabriele Magno.

Il 18 luglio 2019, l’avvocato Alberto Scapaticci ha depositato una seconda istanza di revisione. Bruno Lorandi, in questa occasione, ha dichiarato:

“Clara era l’amore della mia vita. Lei sa che sono innocente e voglio solo dimostrarlo”.

La priorità del Lorandi non è negare l’azione omicidiaria ma ingraziarsi l’interlocutore: “Clara era l’amore della mia vita”. 

“Lei sa che sono innocente”, non è una negazione credibile perché dirsi innocenti non equivale a negare l’azione omicidiaria.

Di seguito l’analisi di alcuni stralci dell’intervista rilasciata in carcere da Bruno Lorandi a Gianloreto Carbone nel 2019:

Bruno Lorandi: Ho conosciuto mia moglie che aveva tredici anni, tredici. Io ne avevo diciassette. Otto anni di fidanzamento e quaranta anni assieme, siamo stati. Cosa devo pensare? Che ho ucciso mia moglie?”. Ma mi attacco via subito, ancora o… ancora… ancora stasera. Se solo dovesse (incomprensibile) in mente una cosa del genere e se sono qua è perché ho sorelle, ho nipoti, ho il mio avvocato che, quando le telefono, quasi due o tre volte a settimana, mi dice di aver coraggio.

“ho ucciso mia moglie” è una ammissione.

Si noti che Lorandi vuole lasciar intendere al suo interlocutore che se dovesse pensare di aver ucciso sua moglie si suiciderebbe e poi aggiunge che non si suicida per le sorelle, i nipoti e l’avvocato, lasciando quindi inferire che l’ha uccisa. 

Bruno Lorandi: Quella mattina lì mi sono alzato contentissimo, perché era il mio compleanno, più contento ancora perché era l’ultimo giorno che andavo a lavorare, contento perché mia moglie aveva già prenotato dove andare… E sono andato a lavorare, a festeggiare il mio compleanno e il mio licenziamento perché quel giorno lì mi licenziavo anche, perché era l’ultimo giorno d lavoro e mi vengono a dire: “Hai ucciso tua moglie”. Noo… non… non posso accettarlo, non posso… facciano quello che vogliono, io sono qua, di qua non scappo, cioè non vado via di qua, però, finché sarò in vita combatterò per sapere la verità di mia moglie e, se potrò, anche quella di mio figlio.

“Noo… non… non posso accettarlo, non posso…” non è una negazione credibile.

Bruno Lorandi: E, siccome lei sapeva che il giorno dopo era il mio compleanno, si è messa a toccarmi, abbiamo fatto l’amore lì sul divano e dopo siamo andati (interrotto)

Gianloreto Carbone: E avete continuato a letto.

Il giornalista fa due errori grossolani, non solo interrompe il Lorandi ma suggerisce anche.

Bruno Lorandi: Continuato a letto, abbiamo finito a letto.

Bruno Lorandi: La mattina mi sono alzato, solito orario, sempre, sei e un quarto, sei e venti, perché inizio alle sette, non sono lontano da casa per andare a lavorare, sono andato là, lei mi ha detto: “Fai il bravo, buon compleanno”, mi ha tirato le orecchie e m’ha detto una cosa: “Guarda, non ti ho comprato niente perché ho telefonato aaa (interrotto)

Quando Lorandi dice “sono andato là” non è preciso perché non intende riferire al giornalista in quale stanza si trovasse sua moglie prima che lui uscisse di casa. 

Gianloreto Carbone: In Val di Non.

Ancora un’interruzione ed un suggerimento.

Bruno Lorandi: In Val di Non e andiamo su due o tre giorni e te li pago io. Vabbè che pagava sempre lei, (incomprensibile) no che pagavo io”. “Va bene così”, l’ho salutata, mi ha dato un bacio, sono andato in bagno, ho fatto quello che dovevo fare, sono uscito venti alle sette.

Il racconto del bacio d’addio (Kiss Goodbye) è spesso un segnale linguistico che indica l’esatto momento in cui viene commesso un omicidio. 

Bruno Lorandi: Che m’è rimasto? Più niente, il bambino portato via a dieci anni, la moglie a cinquantaquattro, soldi non ce n’è più, casa non c’è più, macchina non c’è più, non ho più niente, dignità, più niente, c… che cosa ho? Andar fuori e (incomprensibile) il mostro di Nuvolera? Cioè, mi dica. Uno deve avere… io l’unico sbaglio, gliel’ho detto anche all’avvocato dopo tre mes… tre anni “l’unico sbaglio che ho fatto io, avvocato, non attaccarmi via subito“, non aspettare, subito dovevo farlo, che era finito tutto, basta, non c’era più niente, non le parlavo più neanche, adesso, di loro.

Si noti che il Lorandi non dice che suo figlio e sua moglie sono stati uccisi ma solo portati via. Lo fa per minimizzare. Minimizzano gli autori degli omicidi, mai i familiari di coloro che vengono uccisi.  

Ancora una volta Lorandi parla di suicidio, in precedenza aveva cercato di convincere Carbone che se fosse stato lui ad uccidere Clara si sarebbe suicidato.

Durante l’intervista rilasciata a Carbone, il Lorandi non solo non ha mai negato in modo credibile di aver ucciso sua moglie Clara e ha mostrato di essere un manipolatore, ma ha anche ammesso di averla uccisa.

                                    *****ursula franco 1 LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DI CLARA BUGNA ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PAROLE DI BRUNO LORANDI

* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari