LA TRUFFA REFERENDARIA

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         –        di Vincenzo D’Anna         –          referendum danna scaled LA TRUFFA REFERENDARIA         

Non si sa quanti siano coloro che sono ben informati sul fatto che il 20 e il 21 settembre, anche in concomitanza con elezioni municipali e regionali, gli elettori saranno chiamati a votare per il referendum confermativo della legge 240 del 12 ottobre 2019, recante la modifica degli articoli costituzionali che fissano il numero dei parlamentari.

In sintesi, si tratta di ridurre di un terzo i parlamentari di Camera e Senato, ovvero di trecento unità. La Camera dei Deputai passerà da 630 a 400 deputati ed il Senato della Repubblica da 315 a 200 senatori. La legge, fortemente voluta dal M5S ed appoggiata per convenienza e per pavidità dagli altri partiti, è un esempio classico di menzogna politica, un espediente che danneggia il popolo né tantomeno serve alle istituzioni. Il meccanismo del Bicameralismo perfetto, vera causa della lentezza e dei ritardi legislativi, resta pertanto tutto intero. A ben vedere si tratta del residuale tentativo di quei rivoluzionari farlocchi a Cinque Stelle di fare leva su falsi presupposti e sul diffuso sentimento anti-casta che hanno sapientemente diffuso attraverso il web, dissimulato tra tante altre fake news, per aizzare l’odio sociale in loro favore.

Quanto siano state credibili le celebrate virtù e le affermazioni di principio morali del M5S è ormai cosa risaputa. Una serie di retromarce, quelle fatte dai grillini, che ha disvelato la pochezza e l’inconsistenza dei principi morali categoricamente affermati, nella lunga opera di delegittimazione del Parlamento e delle istituzioni politiche. Basterebbe invitare la gente a fare la differenza tra le cose dette e quelle realmente attuate dai seguaci della ditta Grillo & Casaleggio, proprietari della società lucrativa che detiene il simbolo e l’intero Movimento nel quale non esiste né uno statuto democratico né la possibilità di dissentire.

Tuttavia, non sono mancati gli scandali tra quelle fila parlamentari che ben si sono adeguati agli usi ed alle comodità della carica ricoperta. Passi per queste piccole umane miserie di gente senza arte e senza parte che appena raggiunto i vertici del potere si è rapidamente adeguata, secondo l’italica abitudine di predicare il sublime e praticare il mediocre, non può invece passare lo scippo di democrazia che si sta perpetrando. Sarà bene confermarlo a chiare lettere, gridarlo forte anche nelle orecchie dei soliti strafottenti che, temo in misura massiccia, alle urne neanche ci andranno: la riduzione dei parlamentari è la riduzione del potere del popolo, non del potere della casta.

Le caste, quelle vere, che esercitano poteri non soggetti alla volontà ed alla scelta del popolo, si caratterizzano, per antonomasia, come gruppi ristrettì non come espressione del consenso universale. Queste ultime ne escono, invece, rafforzate, dalla concentrazione di poteri in un minor numero di mani, nella volontà di un minor numero di parlamentari da accontentare con posti di governo e sottogoverno. Non è un caso che la riduzione riguardi solo il numero dei parlamentari e non quella della selva di nomine di sottogoverno, oppure dei ministri e sottosegretari. Così per tutti gli altri enti statali, uno per tutti il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) il cui contributo al governo della nazione non è dato conoscere, se non come ricovero per politici trombati e sindacalisti in acquiescenza. Ben 65 i componenti con stipendi e benefit finanche migliori di quelli riconosciuti ai singoli parlamentari, oltre alla immunità.

Nessuno ha pensato di ridurre la pletora di componenti (circa trentamila) dei consigli di amministrazione delle diecimila partecipate statali e comunali, eppure il piano predisposto appositamente da Carlo Cottarelli giace da anni nei cassetti di Palazzo Chigi. Altro che risparmio di spesa rispetto agli stipendi ed ai benefit soppressi dal taglio dei parlamentari. Insomma, il popolo italiano si appresta a fare come Tafazzi, il personaggio inventato dal trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo che con una clava pesta sui “preferiti”.

È una storia triste e mendace quella che si sta per concludere, ancor di più perché sfrutta il sicuro astensionismo post Covid 19. Il combinato disposto tra assenteismo alle urne e l’assenza di un quorum minimo prefissato da raggiungere, nel caso di referendum confermativo, garantisce un esito sicuro. Siamo una nazione nella quale i principi di libertà e di democrazia sono da sempre dei corollari rispetto ai comportamenti utilitaristici ed opportunistici. Forse è l’amara conferma che, mancando le basi civiche e la consapevolezza dei propri diritti tra il popolo sovrano, amministrare gli italiani non è impossibile, ma inutile.

*ex parlamentare