“LAZZARO FELICE”: UN ESEMPIO DI CINEMA FIABESCO E LIBERO

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                  –          di Mariantonietta Losanno        –      cover lazzaro scaled “LAZZARO FELICE”: UN ESEMPIO DI CINEMA FIABESCO E LIBEROIn Lazzaro Felice ho ritratto una bontà assoluta che non c’è più”, ha detto la regista Alice Rohrwacher, sorella dell’attrice Alba, alla sua terza esperienza dietro la macchina da presa. Lazzaro è un giovane contadino, estremamente buono ed ingenuo, che ha un forte legame di amicizia con Tancredi, figlio della marchesa De Luna, donna autoritaria e “dittatrice”. Lazzaro e gli altri contadini vengono letteralmente sfruttati al pari degli schiavi, fino a quando una volta scoperto “il grande inganno” della marchesa, vengono liberati e trasferiti in città.

Per quanto abbia dei tratti fortemente realistici (i soprusi subiti dai contadini, le truffe, le illegalità), che lo rendono decisamente attuale, “Lazzaro felice” presenta degli aspetti poco lineari e che facilmente possono disorientare (e persino infastidire). Per alcuni versi, infatti, la storia è quasi surreale (sebbene sia inutile pretendere la coerenza e la plausibilità di certe scene, dal momento in cui ci troviamo di fronte ad una favola): viene rappresentato un mondo rurale incontaminato, in cui le persone vivono di sentimenti puri e semplici e in armonia con la natura, e in cui il lavoro uccide ma fortifica l’anima. La campagna, per Alice Rohrwacher, sembra essere un luogo idilliaco che provoca nostalgia: “I gesti, il contegno, il modo di subire dignitoso e tragico dei contadini. Questo mondo lo possono raccontare solo le persone che lo coverlg home 1 scaled “LAZZARO FELICE”: UN ESEMPIO DI CINEMA FIABESCO E LIBEROhanno vissuto. E fra un po’ non ci sarà più questa possibilità. Quella contadina è una cultura che sta scomparendo. I nuovi contadini non hanno un legame con la terra che lavorano. Loro sono i nuovi schiavi. È cambiata la leva della schiavitù, ma gli ultimi rimangono sempre gli ultimi”, ha detto in un’intervista. 

“Lazzaro felice”, si presenta, dunque, come una pellicola difficile da recepire, sconnessa per alcuni tratti, ma molto emotiva, che trasporta e commuove senza mai ostentare. È lecito, però, porsi una domanda: la bontà (in un’accezione che include anche purezza, ingenuità ed assoluto altruismo) per essere tale necessita inconsapevolezza? In Lazzaro è innata: dunque, la sua è scelta conveniente o coraggiosa? È evidente l’intento di rappresentare una denuncia sociale, manca, però, quella componente concreta che la renda credibile: quella che aveva invece contraddistinto “Dogman” (al quale il film della Rohrwacher si ricollega per la trasfigurazione dell’ambiente, per il legame tra la natura e l’uomo e per la corrispondenza tra Marcello e Lazzaro, due anime pure che il prossimo non solo rifiuta, ma punisce), per intenderci.coverlg home scaled “LAZZARO FELICE”: UN ESEMPIO DI CINEMA FIABESCO E LIBERO