“LACCI”: È PIÙ FORTE CHI SA LASCIARE ANDARE O CHI COSTRINGE A RESTARE?

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              –       di Mariantonietta Losanno     –            

LUCCHETTI “LACCI”: È PIÙ FORTE CHI SA LASCIARE ANDARE O CHI COSTRINGE A RESTARE?
Daniele Lucchetti

La pellicola di Daniele Luchetti, adattamento dell’omonimo romanzo di Domenico Starnone -decretato dal New York Times come uno dei migliori 100 libri del 2017- ha aperto la 77esima Mostra del Cinema di Venezia: una scelta coraggiosa, insolita e che ha comportato anche una grande responsabilità. “Lacci”, la cui sceneggiatura è stata scritta dagli stessi Starnone, Luchetti e da Francesco Piccolo, racconta una storia familiare lunga trent’anni: il racconto non è continuo, il regista lo spezza, lo riprende e lo intreccia nuovamente attraverso i ricordi dei personaggi. Aldo (Luigi Lo Cascio) e Vanda (Alba Rorhwacher) sono una coppia della Napoli degli anni Ottanta che, dopo la confessione del tradimento di lui, crolla: Vanda cerca in tutti i modi di tenere in piedi il legame -tutelando anche i figli- anche andando contro la propria dignità; Aldo si dimostra, invece, impassibile, cinico, fermo nella sua decisione non solo di amare un’altra donna ma di farlo slegandosi totalmente dai suoi doveri di padre e marito.

Luigi Lo Cascio “LACCI”: È PIÙ FORTE CHI SA LASCIARE ANDARE O CHI COSTRINGE A RESTARE?
Luigi Lo Cascio

“Bisogna dire sempre la verità”, recita Lo Cascio in una delle prime battute del film. È proprio quella verità a cambiare il corso dell’esistenza dei personaggi e ad essere il fulcro dell’intera opera: non importa che sia arrabbiata, gridata, stanca o offesa; né che venga sussurrata, o scandita bene. L’importante è che sia una verità consapevole, e che venga detta soprattutto a se stessi e poi agli altri. “Lacci” analizza meticolosamente quei legami che tengono unite le persone, persino quando l’amore svanisce e subentrano il rancore e la sofferenza.

LACCI 1280x720 1 “LACCI”: È PIÙ FORTE CHI SA LASCIARE ANDARE O CHI COSTRINGE A RESTARE?
Alba Rohrwacher

La pellicola parla di famiglia, di equilibri spezzati, di sensi di colpa: Luchetti ci mostra come tutti possono, al tempo stesso, avere ragione e torto. Vanda vuole tenere fede al patto sancito,nonostante l’infedeltà e la consapevolezza di avere perso l’amore ed il rispetto di suo marito; Aldo vuole lasciarsi andare ad un sentimento nuovo ed imprevisto; i figli vorrebbero non provare rabbia ma inevitabilmente, nel corso del tempo, riportano dei traumi per aver assistito al dolore della propria madre e all’indifferenza di un padre che un giorno ha semplicemente deciso di non volersi più assumere quel “ruolo”. Non ci sono buoni o cattivi: ciascuno racconta la propria versione dei fatti. Luchetti non prende le parti di nessuno; ci mostra prospettive diverse e, ognuna di queste, può essere condivisibile o meno.

“Lacci” riflette su quanto -spesso- siamo noi stessi a farci del male, a non avere il coraggio di lasciare andare e di accettare i fallimenti, le delusioni e la vita che cambia e in cui non tutti hanno la forza di restare. Vanda si ostina a volersi mostrare forte perché combatte, provando a rimettere insieme una famiglia lacerata, arrivando persino a costringersi a vivere nel disastro e nel dolore. Prova a resistere, a dimostrare di essere più forte del cinismo e della cattiveria, non concedendosi il lusso di perdonare e perdonarsi: non è colpa Lacci Daniele Lucchetti “LACCI”: È PIÙ FORTE CHI SA LASCIARE ANDARE O CHI COSTRINGE A RESTARE?sua se il matrimonio è finito. Seppure dolorosamente, si deve accettare che certi legami vanno spezzati piuttosto che tenuti in piedi con la forza o il ricatto. Proprio come i lacci di una scarpa che, se sono troppo stretti finiscono per fare male, così i legami tra le persone. Il regista coglie l’essenza più intima e dolorosa del romanzo di Starnone non risparmiando nulla, né l’odio, né il dolore. Per questo, “Lacci” si presenta come un racconto universale, in cui è facile immedesimarsi e soffermarsi a pensare a quei legami che a volte salvano la vita ma altre rendono prigionieri. Cast d’eccellenza e variegato che non era facile incastrare (Laura Morante, Silvio Orlando, Adriano Giannini, Giovanna Mezzogiorno), struttura “a flashback” e lacci1 scaled “LACCI”: È PIÙ FORTE CHI SA LASCIARE ANDARE O CHI COSTRINGE A RESTARE?verità: “Lacci” analizza le parole e i gesti (tra cui quello di legarsi le scarpe, che ci insegnano i nostri genitori, come una sorta di rito di passaggio), le promesse che resistono e quelle che perdono di valore. Non sempre i legami sono tenuti insieme dall’amore; spesso, è la paura, l’inerzia, l’incapacità di saper reagire. Si avverte come la sensazione che la pellicola parli di ognuno di noi, delle nostre insoddisfazioni, delle nostre fragilità e dei nostri “lacci”.