QUANDO IL COMUNE DI CASERTA ILLUMINAVA LA POLITICA PROVINCIALE

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        –        di Nicolò Antonio Cuscunà       –                 

Non è amarcord dei tempi passati, vuole solo rammentare a futura memoria, la”politica, servizio, indirizzo e mediazione” che Caserta irradiava a tutto il territorio provinciale.  Il palazzo di città, chiamato Castropignano (l’attuale sostituito col vecchio della famiglia omonima) era anche detto “palazzo di vetro”. Non per le grandi vetrate di cui è composto, ma per la trasparenza della politica che vi si svolgeva. Era realmente la casa di tutti. A memoria è sempre stato il palazzo in cui “la Politica”, con la lettera maiuscola, indirizzava ed orientava l’intera provincia. Le scadenze politico-amministrative del Comune capoluogo (bilanci, progetti, ecc.) indirizzavano l’Ente Provincia e tutti i comuni limitrofi e lontani. Sindaci assessori e consiglieri del capoluogo, assumevano notorietà e peso politico provinciale, ed erano riferimenti anche per i partiti di cui erano espressione. Il consesso del capoluogo era chiamato in causa in accadimenti, belli o brutti, coinvolgenti il territorio.  Sviluppo e crisi delle aree industriali casertane, hanno visto, imprenditori, forza lavoro, sindacati e organi datoriali, chiedere la mediazione del Consiglio Comunale. Questo era considerato cerniera con la Prefettura e col governo centrale.  Gli scioperi dei lavoratori: Olivetti, Saint Gobain, Officine Fiore, operatori mercatali, maestranze Donatab, Mulini Amato, studenti, operai edili, disoccupati, senza tetto, ecc., tutti venivano ricevuti da sindaco e dai consiglieri senza distinzione di partito. Era consuetudine l’interruzione del consiglio comunale per fare intervenire rappresentanti di cittadini, studenti, operai. Sentirne proposte, lamentele e desiderata era d’obbligo e punto di forza dell’Ente Comune con tutte le sue componenti.  Sostenere richieste, condividerne battaglie, proporre soluzioni tramite la stesura e approvazione di documenti. O.d.g., votati all’unanimità o a maggioranza, era prassi consolidata alla democrazia diretta.  Questo era il “faro” che indicava la politica partecipazione, questo era il Consiglio Comunale di Caserta.

Non è più così, cos’è cambiato nel modo d’intendere la politica?  No, è cambiata la materia prima della politica, i cosiddetti politici.  Ed eccoci gli episodi d’intemperanza verso i giovani desiderosi di partecipare, le associazioni del volontariato, gruppi spontanei o organizzati della società civile non ascoltati. Accadimenti non episodici, tristi avvenimenti di cui s’è “distinto” il primo cittadino di Caserta ed il suo consiglio.  Nella storia politico-sindacale della “forza-lavoro” dipendente del Comune, impiegata nei servizi alla cittadinanza, non s’era mai verificata una frattura così marcata con i datori di lavoro. Le forze sindacali di categoria-aziendali del P.I., operanti presso l’Ente comune di Caserta, sono giunti ad accusare sindaco, assessore al personale e segretario generale, competenti in materia di personale e carichi lavoro, di ostracismo, vessazioni, assegnazione d’incarichi senza titoli né legittimità, gestione personalistica del personale, superficiale e lacunosa.  Pensare che il sindaco Marino è espressione PD ed erede dei DS, eredi del PCI di Giuseppe Di Vittorio, Berlinguer e Luciano Lama. Vergogna delle vergogne. Vergogna più grave, il silenzio della direzione cittadina e provinciale del Partito Democratico. Vergogna per un Consiglio Comunale annoiato, demotivato, assente politicamente sugli argomenti vitali per il corretto sviluppo della città. Gli interventi fuori dal coro, anche all’interno della maggioranza, sono sicuramente coraggiosi ma non utili, vista la reiterata arroganza del primo cittadino votato a proseguire per la strada che da solo si è prefissato. Lo scenario alternativo, stando al chiacchiericcio da bar dello sport, oltre ad apparire perdente, rischia il consolidamento del “nulla attuale”.  Il peggio vince per demeriti altrui, il tempo c’è ed è galantuomo. Per cui, sottoporsi ad esame di coscienza, misurarsi con la drammatica realtà scrollandosi personalismi di onnipotenza, puntare al nuovo competente e non compromesso, forse, sarà foriero di riconoscimenti. Non smarrire la strada del “servizio alla città”, anteponendoli alla propria ambizione.