IL DELITTO DEI FIDANZATI DI LECCE: RIFLESSIONI

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                malke IL DELITTO DEI FIDANZATI DI LECCE: RIFLESSIONI–      di Ursula Franco  *      –     
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Daniele De Santis ed Eleonora Manta – le vittime
Daniele De Santis, un arbitro di 33 anni e la sua compagna, Eleonora Manta, 30 anni, avvocato, sono stati uccisi a coltellate il 21 settembre scorso in uno stabile di via Montello, a Lecce.
Alle 22,30 del 28 settembre 2019, il procuratore di Lecce ha convocato una conferenza stampa durante la quale ha riferito che, per il duplice omicidio, era stato arrestato Giovanni Antonio De Marco, uno studente di scienze infermieristiche di 21 anni, ex coinquilino di Daniele De Santis. Il De Marco ha poi ammesso di aver ucciso il De Santis e la Manta.
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Antonio De Marco 

Durante l’interrogatorio Antonio De Marco ha dichiarato:

“Sono colpevole e ammetto di avere ucciso De Santis Daniele e Manta Eleonora. Sono entrato in casa con le chiavi. Ne avevo una copia che avevo fatto prima di lasciare l’abitazione presa in affitto da novembre fino al lock down (…) Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione(…) Non avendo molti amici e, per il fatto che trascorro molto tempo in casa da solo, mi sono sentito molto triste (…) Altre volte ho sofferto di momenti di rabbia (…) Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina (…) Ho incontrato Daniele nel corridoio il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui, li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato. (…) Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea”. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento. Dopo aver compiuto il gesto sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione. La fodera faceva parte del coltello che ho comprato (…) Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonché della soda. Per uccidere la coppia (…) ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato “zona militare”. Del coltello me ne sono disfatto”
Un duplice omicidio che ricorda quello di Trifone Ragone e Teresa Costanza con una differenza sostanziale in merito alla premeditazione: il De Marco ha portato a termine il duplice omicidio in un’azione quasi da kamikaze, si è comportato né più né meno come Chiara Alessandri, l’assassina di Stefania Crotti, non ha cercato una vera via d’uscita come ha invece fatto Giosuè Ruotolo.
1) Antonio De Marco si è recato a casa delle vittime in un orario (20.50 circa) in cui non poteva non immaginare che molti altri condomini fossero presenti nello stabile, infatti ne ha attirato l’attenzione ed ha rischiato non solo di essere riconosciuto, in quanto vi aveva vissuto, ma anche fermato.
2) Ha usato un’arma che prevede il corpo a corpo e che non assicura il risultato.
3) Era in minoranza, anche se a suo favore hanno giocato il fatto che fosse armato e l’effetto sorpresa.
4) Si è fatto riprendere dalle telecamere di sorveglianza della zona mentre le stava mappando.
5) Ha perduto i propri appunti.
screen shot 2020 09 29 at 13.08.07 IL DELITTO DEI FIDANZATI DI LECCE: RIFLESSIONIPer il De Marco la necessità di gratificare un proprio bisogno psicologico, ovvero uccidere Daniele ed Eleonora all’interno del loro nido d’amore, un luogo simbolico: “vi punisco, distruggo il vostro sogno proprio nel luogo nel quale si stava per realizzare” è stata una priorità rispetto al “farla franca”. Antonio De Marco ha goduto nel premeditare in modo meticoloso il duplice omicidio, proprio come Chiara Alessandri. I loro progetti di morte hanno in comune l’elemento sorpresa. Il De Marco e la Alessandri hanno goduto del terrore che hanno fatto provare alle loro vittime ed entrambi non si sono assicurati una vera via d’uscita.
Negli appunti, poi ritrovati dagli investigatori, il De Marco aveva scritto:
  • “SCENDI dalla fermata, ATTRAVERSI e RI- ATTRAVERSI in diagonale poco prima del bar. In via V Veneto c’è il condominio a dx. A fine strada ATTENTO di fronte. Passare velocemente sul muro alto a sx.
  • Nastrare le dita – Prendere i guanti – Coprire testa – Cambio maglietta – Vestizione – Prendere coltello e Fasciette (sic) – Slacciare scarpe.
  • Appena entrato: – Legare tutti – Accendere tutti i fornelli e mettere l’acqua a bollire. Scrivere sul muro.
  • Pulizia: Lei/Lui: Acqua bollente – Candeggina. Poco prima di uscire soda.
  • 1 ora e mezza.  10/15 min tortura. 1 ora e 15 min. 30 min caccia al tesoro – 30 min pulizia – 15 min di controllo generale”
120196296 5130293186996512 7646286166074867054 n IL DELITTO DEI FIDANZATI DI LECCE: RIFLESSIONIIn questi appunti sono presenti molte parole non necessarie, le parole superflue stanno ad indicare che il De Marco ha tratto piacere dal fantasticare il duplice omicidio. Antonio De Marco ha prima goduto nel premeditare, poi quelle fantasie di dominio e di morte non gli sono più bastate e ha sentito l’impellente bisogno di passare all’act out. Un comportamento da omicida seriale.
E’ interessante il fatto che abbia scritto “Scendi”,attraversi e ri-attraversi” e “attento”, come se gli appunti fossero destinati ad un altro soggetto. Questi appunti, in specie questi termini saranno materiale per una eventuale perizia psichiatrica.
Nell’ordinanza del giudice Michele Toriello si legge: “L’accanimento di De Marco sui cadaveri, che ha sbudellato un cadavere e appeso i relativi reperti sulla porta di ingresso delle vittime è chiaramente rivelatore di quella spietata efferatezza e di quella malvagia e inumana crudeltà che – certamente – integrano gli estremi della contestata circostanza aggravante”. E’ probabile quindi che il De Marco intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento  e quindi la “caccia al tesoro”, di cui parla negli appunti, fosse stata pensata per gli inquirenti.
Il duplice omicidio di Lecce ricorda anche l’omicidio di Alberto Musy. Il 21 marzo 2012, un uomo, che indossava un casco, è entrato nel cortile di un palazzo di via Barbaroux a Milano e ha ferito a colpi di pistola l’avvocato Alberto Musy, un docente universitario e consigliere comunale di 45 anni. Quattro dei cinque colpi esplosi dall’attentatore hanno attinto Alberto Musy alla testa e alla schiena. Musy ha poi perso conoscenza ed è morto il 23 ottobre 2013, 19 mesi dopo il ferimento. L’attentatore, con il casco in testa, è stato ripreso da una videocamera di sorveglianza ad una certa distanza dall’abitazione di Musy. Il 30 gennaio 2013, l’arresto di Francesco Furchì, conoscente della vittima. Nel maggio 2013 è iniziato il processo a suo carico per tentato omicidio. Il 23 ottobre 2013, giorno in cui era prevista la deposizione di Furchì, Musy è morto e il dibattimento è stato sospeso. Francesco Furchì è stato poi processato per omicidio e condannato in via definitiva al carcere a vita. Come Francesco Furchì, Antonio De Marco ha premeditato il delitto e ha raggiunto a piedi l’abitazione delle vittime ma, a differenza sua, introducendosi in casa loro ha rischiato di non portare a termine il proprio piano e di farsi prendere.

Daniele De Santis ed Eleonora Manta IL DELITTO DEI FIDANZATI DI LECCE: RIFLESSIONI

Da un punto di vista criminologico possiamo considerare Antonio De Marco un mass murderer. E’ probabile che ciò che ha scatenato la furia omicida, il trigger, sia stata la decisione di Daniele di non rinnovargli il contratto d’affitto. Molti mass murderer fanno stragi sui posti di lavoro in seguito ad un licenziamento. Riguardo al movente Antonio De Marco ha dichiarato: “Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione”, ma potrebbe esserci altro: il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento sono infatti caratteristiche degli omicidi sessuali commessi da soggetti sessualmente incompetenti.

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ursula franco 1 IL DELITTO DEI FIDANZATI DI LECCE: RIFLESSIONI* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari