CICLO DEI RIFIUTI ILLECITI: LA PROVINCIA DI NAPOLI MAGLIA NERA, SEGUE SALERNO

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LEGAMBIENTE, RAPPORTO ECOMAFIA 2020:LA CAMPANIA GUIDA LA CLASSIFICA CEMENTO ILLEGALE CON 1.169 INFRAZIONI +40% RISPETTO SCORSO ANNO LA PROVINCIA DI SALERNO GUIDA LA CLASSIFICA A LIVELLO NAZIONALE NAPOLI – La Campania ancora sotto l’attacco, spietato, degli ecocriminali. Con 5.549 reati accertati di illegalità ambientale nel 2019 segna un’impennata senza precedenti con + 44% rispetto lo scorso anno. Aumentano anche le persone denunciate ben 4. 231. Sono 24 le persone arrestate, cui si aggiungono 1.777 sequestri. In questi anni a spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 90 clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare. Nonostante la reazione dello Stato, i ladri di futuro continuano infatti ad accumulare profitti e patrimoni illeciti, spesso difficili persino da individuare. E la Campania si conferma la terra dell’ecomafia. Il verdetto senza appello arriva dal rapporto “Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, realizzato da Legambiente. Per il 26esimo anno consecutivo, la Campania è maglia nera nell’illegalità ambientale, nel ciclo dei rifiuti e del cementoNapoli si conferma prima provincia d’Italia per numero di reati ambientali (2.207), seguita da Salerno, che scala ben sei posizioni rispetto al 2018, con 1.161 reati, più del doppio rispetto al 2018. Sesta la provincia di Avellino con 885 reati e quindicesima Caserta con 574 reati ambientali. Considerando l’arco temporale dal 1997 al 2019 i reati ambientali accertati in Campania sfiorano quota centomila e precisamente 99.341, con 81.694 persone denunciate o arrestate e 27.928 sequestri effettuati. La Campania registra il numero più alto di reati in applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati, ben 158, con 181 persone denunciate e 4 arrestate, insieme al sequestro di 98 beni per un valore complessivo di 32,7 milioni di euro. La legge 68/2015- commenta Legambiente– viene applicata su tutto il territorio nazionale, andando a colpire prevalentemente il modus operandi delle imprese criminali, molte delle quali operano nelle regioni più industrializzate. Inutile aggiungere che e sempre stato quest’ultimo l’obiettivo principe della legge, cioè costringere tutte le imprese a operare legalmente contrastando, dunque, ogni forma di concorrenza sleale costruita sull’altare del dumping ambientale. «I numeri e le storie raccolte nel rapporto – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– dimostrano inequivocabilmente come il crimine ambientale sia essenzialmente un crimine d’impresa. Se le mafie continuano a essere una minaccia per l’ambiente e gli ecosistemi, una parte rilevante la giocano, come sempre, imprese, imprenditori e professionisti spregiudicati e senza scrupoli e pubblici dipendenti infedeli avvinti dalla corruzione. Le risorse ambientali sono, per queste ragioni, ad alto rischio di predazione ecocriminale. È urgente affiancare alla risposta giudiziaria, che in questi anni ha portato dei buoni risultati, una risposta politico-istituzionale ancora troppo carente. Siamo ancora in attesa che inizi concretamente con tempi e regole certe la bonifica del territorio, di azioni concrete per la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti che fermino quei “tour” che da sempre alimentano le ecomafie. Così come siamo in attesa delle ruspe per abbattere il cemento illegale, una delle ferite aperte della nostra regione alimentata da una classe politica che continua a proporre condoni per meri calcoli elettorali o perché, in molti casi, è direttamente coinvolta in questi fenomeni. La lotta all’ ecomafia deve diventare la vera priorità per la Campania. È una sfida che si può vincere solo se il mondo imprenditoriale e sociale virtuoso, la politica e le istituzioni si mettono insieme per fare concretamente e con serietà. Solo così possono dimostrare di avere a cuore il rilancio dell’economia del Mezzogiorno sotto il segno dell’efficienza, dell’innovazione e della sostenibilità». Ancora una volta la Campania si piazza in vetta alla poco lusinghiera classifica relativa al ciclo dei rifiuti con 1.930 reati contestati, più del 20% sul totale nazionale. Completano il mesto quadro regionale le 1.987 persone denunciate, i 19 arresti e i 1.074 sequestri. A livello provinciale, la più colpita a livello nazionale è Napoli con 609 infrazioni (+ 34 % rispetto lo scorso anno) 662 persone denunciate e 2 arrestate con 477 sequestri. A livello regionale dopo Napoli troviamo la provincia di Avellino con 275 infrazioni accertate, 211 persone denunciate e 47 sequestri. Terza la provincia di Salerno con 270 infrazioni (incremento record + 96% rispetto scorso anno) con 276 persone denunciate e 10 arrestate con ben 111 sequestri. Chiudono la Provincia di Caserta con 260 infrazioni accertate, 233 persone denunciate e 3 arrestate e la la provincia di Benevento con 56 infrazioni, 50 persone denunciate, 2 arrestate e 36 sequestri. Alcune buone notizie arrivano anche dal fronte degli interventi di rimozione di penumatici fuori uso, in sigla Pfu, abbandonati nell’ambiente. Secondo i dati forniti da Ecopneus (la società consortile senza scopo di lucro impegnata nella raccolta e nel riciclo dei penumatici fuori uso) dal 2013 sono complessivamente oltre 22.000 le tonnellate di Pfu rimosse dalle strade delle Province di Napoli e Caserta e recuperate grazie al Protocollo siglato con il Ministero dell’ambiente. Nei primi nove mesi di quest’anno, a conferma di come il fenomeno di abbandono illegale di Pfu prosegua ancora, frutto evidente dalla vendita illegale di pneumatici nuovi o usati, ne sono state recuperate ben 278 tonnellate in 37 comuni delle Province di Napoli e Caserta. La gomma riciclata ottenuta dagli pneumatici fuori uso abbandonati nell’ambiente e raccolti grazie a questo Protocollo d’intesa e stata utilizzata, per esempio, per realizzare il parco giochi nel Rione Parco verde di Caivano, il campo da calcio in erba sintetica dello Stadio Landieri di Scampia e i campi da calcio realizzati nel Rione Vanvitelli a Caserta. Abusivismo edilizio, imprese edili e di movimento terra in mano alla mafia, grandi insediamenti commerciali, infrastrutture, gare truccate e ciclo dei subappalti, controllo del territorio, moneta di scambio con la politica: l’edilizia fuorilegge muove sempre tanto denaro nero e denaro pubblico, sottratto agli investimenti di cui il paese avrebbe bisogno. La Campania si conferma capitale del cemento connection con 1645 reati accertati nel 2019 con incremento del 40% rispetto lo scorso anno con 1238 persone denunciate persone arrestate e 332 sequestri effettuati. Salerno guida la classifica provinciale a livello nazionale con con 480 infrazioni accertate sul suo territorio con un incremento record di +97% dei reati rispetto lo scorso anno, con 356 persone denunciate e 68 sequestri. Terza in Italia la provincia di Avellino con 466 infrazioni, 355 persone denunciate e 56 sequestri, a ruota segue Napoli con 442 infrazioni, 348 persone denunciate e una arrestata e 158 sequestri. A livello provinciale dopo Napoli troviamo la provincia di Caserta con 159 infrazioni 118 persone denunciate e 33 sequestri. Fanalino di coda Benevento con 83 infrazioni (erano 53 lo scorso anno), 45 persone denunciate e una arrestata e 13 sequestri. “Questi numeri-conclude Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– ci restituiscono una regione ancora piegata sotto il peso del cemento illegale, che continua a essere un settore molto rilevante della criminalità ambientale, per il valore economico e per la pervicace diffusione sul territorio. A far ben sperare è l’approvazione di una norma fortemente voluta dalla nostra associazione: il potere sostitutivo affidato ai Prefetti quando i Comuni non provvedono entro sei mesi ad eseguire le ordinanze di demolizione da loro stessi emesse”.