LA GRANDEUR ITALIANA

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di Vincenzo D’Anna*

Beati i francesi che coltivano lo sciovinismo, ovvero il sentimento di un esasperato nazionalismo che li porta a considerare migliore , per partito preso, tutto quello che è francese. Lo sciovinismo prende il nome da Nicolas Chauvin, un fanatico soldato il cui nome fu utilizzato nelle commedie popolari e nelle canzoni satiriche per rappresentare il tipo del patriota esaltato. D’altronde ancora oggi agli “ Des Invalides “, l’altare della patria transalpino, il mito ed il ricordo di Napoleone Bonaparte viene celebrato. La famosa “Grandeur” francese esercita ancora, su larga parte della popolazione, il suo fascino e la storia della rivoluzione e delle gesta di Bonaparte ne costituiscono l’essenza . Tutto questo per dire che ai cugini d’oltralpe non sarebbe mai capitato di ostacolare la produzione di un vaccino francese, bloccare finanziamenti statali alla Sanofi, grande industria francese produttrice di vaccini, oppure all’istituto Luis Pasteur ove su virus e vaccini da sempre danno insegnamento al mondo intero. Mentre i grandi scienziati francesi fanno parte della prestigiosa Accademia di Scienze e per lo più sono onorati con cattedre di insegnamento alla prestigiosa università della Sorbona, quelli italiani debbono arrangiarsi come possono. In vero sono anche meno coesi oltre ad essere meno nazionalisti, spesso detrattori gli uni degli altri, Quest’ultima categoria prospera sopratutto in enti ed istituti sanitari, i cui vertici sono gestiti da manager di stretta osservanza politica. Va aggiunto che nel Belpaese il nazionalismo viene sempre guardato con sospetto, etichettato come residuato culturale del Fascismo, un difetto più che una qualità, tanto da attribuirlo tra i deprecabili attributi che caratterizzerebbero la Destra più reazionaria. Mancando quindi le condizioni per omologarsi al Nazionalismo dei Francesi, diventiamo vittima del suo contrario, il Bovarismo. Quest’ultimo altro non è’ che un espressione tratta dal personaggio del romanzo di Gustave Flaubert, Madame Bovary, ed e’ indice di insoddisfazione perenne, di tedio per quello che si possiede, ammirazione per quello che non ci appartiene. Ecco allora che nel caso della Pandemia Covid 19, ci allineiamo supinamente alla linea terapeutica cinese, facendo morti a migliaia, per mancata diagnosi e terapia adeguata. Senza quei riscontri autoptici che avrebbero indicato una patologia, qualla virale, con complicanze inerenti la coagulazione del sangue, provocata dai danni prodotti nei vasi saguingni dalla proteina Spike e non solo complicanze respiratorie. Inascoltati scienziati e medici non istituzionalizzati, oppure ritenuti non ortodossi. Il governo affida alla Unione Europea soldi e capacità di scelta dei vaccini, finanzia in tal modo la ricerca americana ( Pfizer e Moderna) ed in seguito quella anglo svedese ( Astrazeneca ). Men che meno si cura di finanziare le industrie farmaceutiche italiane, grandi o piccole che siano, che già lavorano sui vaccini e sugli anticorpi monoclonali più efficaci ed a più basso costo. Ritrovati farmaceutici, questi ultimi, che un azienda italiana spedisce già da mesi regolarmente in ogni altra parte del mondo. Non credo sia un caso, oppure la coincidenza con il coprifuoco e le chiusure delle attività, la diminuzione del numero di morti e dell’incidenza della curva di letalità. Credo, invece, che il sempre più largo uso sui malati delle terapie con anticorpi monoclonali, stia danno i suoi effetti pratici. Ma di questa positiva esperienza nessuno parla e si continua con la solita propaganda della vaccinazione di massa. Non siamo ancora giunti al culmine della contraddizione sullo specifico argomento . In queste ore, la Corte dei Conti, massimo organismo di controllo contabile dello Stato, blocca i finanziamenti che erano stati assegnati a Reithera l’azienda italiana che sta sperimentando, già nella seconda fase, un vaccino tutto italiano. Un vaccino a DNA, senza impiego di virus vettori, concepito dai ricercatori italiani, in grado di assicurare più bassi fenomeni di reazioni avverse e la copertura per tutte le mutazioni del virus finora ritenute significative. Difetto burocratico amministrativo e difformità nelle procedure, tuona la Corte dei Conti, che blocca in tal modo gran parte dei fondi che l’ex commissario Arcuri aveva assegnato, tramite Invitalia, la struttura statale che finanzia progetti scientifici ritenuti meritevoli. Ovviamente, il mondo politico trae spunti dalla vicenda per imbastire polemiche contro Arcuri ed i suoi dante causa di allora. Pochi quelli che si indignano sul blocco del percorso sperimentale del vaccino italiano. Durante un comizio il generale francese e capo dello Stato Charles De Gaulle, fu sollecitato verbalmente da un suo elettore con l’invito perentorio: Mio generale morte a tutti i coglioni. De Gaulle rispose laconico : vasto programma, caro amico. Anche in questo caso in Italia c’è da condividere in toto quell’episodio francese.

*Già parlamentare