DIVERSITÀ & DISCRIMINAZIONE

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   –   di Paolo Falcombello   –                     

L’attenzione alla diversità e ai portatori di diritti e doveri quali soggetti fragili che esigono rispetto e considerazione si è andata ad affermare negli ultimi 50 anni. Parlare di diversità oggi, specialmente all’interno di contesti socio educativi tra i quali la scuola, implica la necessità di prendere in considerazione almeno due dimensioni che sono necessariamente intrecciate tra loro: la dimensione soggettiva e la dimensione culturale. La prima si riferisce alla rete formale e informale di relazioni dove entrano in comunicazione sensibilità ai bisogni, differenti intelligente, deficit e talenti che appartengono a quella persona. Nella dimensione culturale si fa riferimento all’intreccio più ampio e anche invisibile di rapporti, sistemi di segni, gestualità, valori che appartengono a quel contesto sociale e condizionano le azioni e i comportamenti delle persone. In tale prospettiva, l’istruzione come la formazione sono i luoghi principali dell’inserimento e l’integrazione del diverso o del disabile nella società e ciò avviene attraverso il mondo della scuola, che è il primo luogo in cui si afferma il reale significato di integrazione nel senso più ampio, più autentico e più completo. Ma cosa succede quando è proprio la scuola che in presenza di in situazione di disabilità o handicap, diventa un ostacolo alla realizzazione di attività extra didattiche come può essere la partecipazione di un bambino autistico ad una gita scolastica e invece di considerare questa occasione come un momento vantaggioso per alimentare relazioni e incentivare l’inclusione, trova scuse e attenuanti affinché quel bambino non partecipi alla gita? Anziché attivare un’opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento con tutti gli operatori che a vario titolo %name DIVERSITÀ & DISCRIMINAZIONEsi interessano dell’alunno disabile per creare un nuovo concetto di diversità che superi la distinzione tra abili e disabili, tre uguali e diversi, affinché sia fondamentale per tutti perseguire un’azione integrativa ed inclusiva in una classe, per valorizzare le originalità e le diversità del bambino, lo esclude con una proposta varata e approvata dal collegio dei docenti?   Questo è quello che è accaduto in una scuola di Carinola in cui una piccola alunna autistica di livello tre, di soli sette anni non ha potuto partecipare alla gita scolastica con i suoi compagni di classe in quanto alla madre, che si è adoperata per trovare strategie e soluzioni affinché si creassero le condizioni migliori per la partecipazione della figlia alla gita con i compagni, sono stati presentate una serie di impedimenti e di difficoltà, per scoraggiarla.  La proposta della madre di poter pagare la terapista che segue già la bambina, anche in gita, è stata bocciata a priori perché nessuna normativa nazionale scolastica prevede l’accompagnamento di altre persone non facenti parte del comparto scuola in gite, visite d’istruzione o qualsiasi altra attività che si svolga fuori dalla scuola.  Chiedere alla terapista di provvedere alle spese in modo personale per raggiungere la sede di Salerno con la propria auto, non è sembrata una cosa corretta e umana da parte della madre che alla fine, di fronte agli innumerevoli problemi che la scuola ha sollevato e alla mancanza di risposte concrete alla intenzione da parte della stessa per cercare insieme una soluzione possibile, affinché la piccola MS partecipasse al momento di gioia e di divertimento come i suoi compagni di classe, ha portato al diniego di far partecipare la bambina alla gita scolastica. Il gruppo classe virtù della natura intrinseca di interazioni e relazioni, di gioco e di lavoro, di scoperta e socializzazione, ha il privilegio di un avere propria fabbrica di competenza e di umanità, ma in questa esperienza raccontata da una madre amareggiata e delusa proprio dalla seconda agenzia educativa più vicino alla famiglia, che è la scuola, le questioni sulle quali è necessario interrogarsi sono veramente tante: in primis è stato leso il diritto costituzionale della scuola per tutti; ma purtroppo alcuni docenti percepiscono la scuola ancora come sinonimo di mero apprendimento didattico; e non come luogo di costruzione, di rete sociale e ambiente in cui le relazioni hanno un valore aggiunto e rendono la diversità, una risorsa. Scuola uguale sapere, conoscenza, zero fastidio, tanta apparenza! Sono stati lesi il diritto sancito dalla convinzione sui diritti dell’infanzia, ossia Diritto all’uguaglianza e il diritto sancito dalle nazioni Unite nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ossia il diritto a non essere discriminati, per non parlare della mancanza di applicazione della legge numero 517 del 1977 la quale ha dato proprio avvio al processo di integrazione dei disabili definendo i principi di base per la messa in atto di un processo di integrazione nel mondo scolastico e si è configurata da più di quarant’anni come il punto di riferimento imprescindibile per lo sviluppo di adeguate politiche di inclusione a livello europeo e non solo. Solo queste tre cose basterebbero per iniziare un ricorso giudiziario presso l’ufficio scolastico regionale affinché si richiami al senso di dovere, giustizia e all’obbligo dell’inclusione scolastica iniziando proprio dal dirigente scolastico e a tutti i docenti facenti parte del team.  In questo momento di gioia in cui la piccola MS con i suoi compagni di classe avrebbe vissuto un’esperienza uguale agli altri, la paura di essere inadeguati per fronteggiare un imprevisto legato al mondo autistico, l’ansia legata alla cattiva gestione della poca conoscenza dello spettro autistico mista al senso di inadeguatezza che purtroppo investe la maggior parte sia dei docenti di sostegno che curriculari, hanno prevalso sulla possibilità di rischiare e puntare sui punti di forza di fare rete ed essere squadra, negando ad un’alunna della classe prima, soltanto perché autistica, la possibilità di essere trattata come gli altri e puntare alla felice spensieratezza: il fallimento come la negazione della partecipazione alla gita è il fallimento dell’intera società che ancora una volta dinanzi alla disabilità si volta dall’altra parte perché incapace di empatia…Sulla situazione appena pubblicata si procederà a fare chiarezza nelle sedi opportune affinché il caso della piccola alunna MS diventi un deterrente per tutti: nessuno escluso.

1 commento

  1. Poi parlano di inclusione!!! Ma ci rendiamo conto di qnt squallore, strafottenza , disumanità e ignoranza c’ e’ ??? Iniziamo a rendere pubblico tuto cio’ Ke ” non va” e nn lasciare impuniti tutti koloro Ke offendono e denigrano la disabilita’

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