I DARWIN AWARDS: STORIE DI (STRA)ORDINARIA IDIOZIA

0
  peppe rock I DARWIN AWARDS: STORIE DI (STRA)ORDINARIA IDIOZIA
–   di Peppe Rock Suppa   –       
Il Darwin Award (letteralmente premio Darwin) è un riconoscimento umoristico assegnato su base annuale a qualsiasi individuo (alla memoria) che, secondo gli ideatori dello stesso premio, «si sono adoperati per la protezione del patrimonio genetico dell’umanità tramite l’estremo sacrificio di auto-sopprimersi nella maniera più spettacolare e idiota possibile».
Il premio è puramente simbolico, non esistono ricompense né in denaro né in altre forme né, infine, consegna di trofei, ma solo l’iscrizione in un albo che preserva i nomi dei vincitori dal 1985 e in un sito web dal 1993 a tutt’oggi. Bisogna possedere geneticamente alcuni requisiti fondamentali, come per esempio una strabiliante assenza di capacità di giudizio. L’idiozia del candidato deve essere unica e sensazionale. Qualcuno che va a letto con la sigaretta accesa non è mai candidabile, contrariamente a qualcuno che chiede ad un amico di bersagliarlo di mozziconi di sigaretta (come avvenne a Woodbine nel 2002). Inoltre occorre una maturità, bisogna essere in grado di intendere e volere. Il candidato deve avere almeno 16 anni di età e non avere deficit mentali. Ovviamente bisogna dimostrarne la veridicità, l’evento deve essere verificato, sostenuto da articoli di giornale, servizi televisivi confermati e testimoni oculari affidabili. Insomma, il riconoscimento va a tutte quelle persone che con la loro morte hanno aiutato a migliorare il pool genetico umano, con un trapasso particolarmente demenziale. In attesa dell’assegnazione dei premi futuri vi faccio leggere una (tragica) rassegna di alcuni vincitori del passato che meritano di essere ricordati.
UNA GRANATA VI SEPPELLIRÀ
Brasile, agosto 2006. Un uomo ha cercato di ricavare rottami metallici smontando una granata di tipo RPG (Rocket Propelled Grenade) con una mazza. E’ saltato in aria, producendo effettivamente alcuni rottami.
DECOLLO ASSISTITO (per me il più bello di tutti)
1995. La pattuglia autostradale dell’Arizona rimase perplessa quando si imbatté in un mucchio di rottami fumanti incastonato nel fianco di una parete rocciosa che si erge sopra la strada all’altezza di una curva. I detriti metallici facevano somigliare il luogo a quello di un incidente aereo, ma si rivelarono essere i resti vaporizzati di un’automobile. Sul posto non è stata identificata la marca del veicolo.
La polizia scientifica finalmente capì di cosa si trattava e ricostruì gli eventi. Sembra che un ex sergente dell’Air Force fosse in qualche modo entrato in possesso di un’unità JATO (Jet Assisted Take-Off), un razzo a combustibile solido utilizzato per dare ai pesanti aerei militari da trasporto una spinta in più per il decollo da aeroporti con piste corte. I fondali secchi del deserto sono il luogo d’elezione per battere il record mondiale di velocità dei veicoli terrestri. Il sergente portò l’unità JATO nel deserto dell’Arizona e trovò un lungo tratto di strada rettilineo. Attaccò il razzo alla sua macchina, saltò dentro, accelerò ad alta velocità e lanciò il razzo. I fatti, per quanto si possa accertare, sono i seguenti: il pilota guidava una Chevrolet Impala del 1967. Ha acceso il razzo JATO a circa 3,9 miglia dal luogo dell’incidente. Ciò è stato stabilito dalla posizione di una striscia di asfalto bruciata e fusa. Il veicolo ha raggiunto rapidamente una velocità compresa tra 250 e 300 miglia orarie (tra i 400 e i 480 km/h) e ha continuato a quella velocità, a piena potenza, per altri 20-25 secondi. L’aspirante pilota ha sperimentato le forze G solitamente riservate ai piloti degli F-14 da combattimento con i reattori col postbruciatore alla massima potenza. La Chevrolet è rimasta sull’autostrada diritta per circa 2,6 miglia (15-20 secondi) prima che il conducente azionasse i freni, sciogliendoli completamente, vaporizzando i pneumatici e lasciando vistose tracce di gomma sul manto stradale. Il veicolo si è quindi alzato in volo per ulteriori 2 chilometri, ha colpito la parete rocciosa a un’altezza di circa 40 metri e ha lasciato un cratere annerito di un metro di profondità nella roccia. L’unico pezzo del pilota che è stato ritrovato (e che ne ha permesso il riconoscimento) è stato un mignolo.
IL SELFIE CHE UCCIDE
Ancora una volta, galeotto fu il selfie. Protagoniste della storia sono Nitzia Corral e Clarissa Miranda, spettatrici di una corsa di cavalli nei pressi di un aeroporto a Chinipas, nel Messico settentrionale. Le due ragazze, mosse dal desiderio di scattarsi un selfie panoramico, si sono allontanate dall’ippodromo, a bordo di un furgoncino, fino a sconfinare nella pista di atterraggio. Senza accorgersi, purtroppo, che stava arrivando un aeroplano: l’ala destra del velivolo ha colpito la testa delle malcapitate, uccidendole sul colpo. Morale: basta selfie.
TERRORISTI MENTALMENTE SVANTAGGIATI
Sembra che questa categoria sia particolarmente afflitta da tare mentali. In Palestina, per esempio, un gruppo di tre terroristi venne spazzato via dalla propria bomba con timer solo perché si erano dimenticati di aggiornare il timer all’ora solare dopo aver fatto partire countdown dell’ordigno.
IL TERRORISTA TACCAGNO
Se devi inviare un plico esplosivo è bene sapere come funzionano le poste. È la storia tragica dell’iracheno Khay Rahnajet, il quale pur volendo mandare una bomba tramite lettera non si decide ad affrancarla con un numero sufficiente di francobolli. E non contento indica il proprio indirizzo, così la lettera torna indietro al mittente che, manco a dirlo, la apre, facendosi saltare in aria da solo.
IL PERFETTO TRAVESTIMENTO
Negli Stati Uniti un uomo ha un’idea geniale: perché usare una maschera per fare una rapina, quando ci si può dipingere il viso con una bomboletta spray? Così fa il nostro eroe e porta anche a termine il colpo. Peccato muoia poco dopo intossicato dalla vernice.
L’ARTIFICIERE IMPROVVISATO
In Croazia un uomo si è improvvisato artificiere per un nobile scopo: produrre fuochi d’artificio in vista del Capodanno. Trovandosi in casa una bomba a mano ha infatti pensato bene di aprirla con l’ausilio di una motosega. Facile immaginarne la morte.
TUTTI FERMI, QUESTA ERA UNA RAPINA.
2013. Durante una rapina la 38 di James Elliot non sembra fare fuoco; allora l’uomo si porta la canna della pistola davanti all’occhio e prova a premere il grilletto per sincerarsi del guasto. Questa volta la pistola funziona perfettamente.
Potrei continuare all’infinito, il mondo è anche pieno di idioti, e se vi è piaciuto l’articolo e siete interessati all’argomento fatevi un giro sul sito ufficiale dei Darwin Awards. Dimenticavo, il riferimento al naturalista inglese ovviamente non è casuale, si tratta pur sempre dell’evoluzione della nostra specie ma con quel pizzico di cinismo che non guasta mai, in fondo questi geni a perdere hanno aiutato a migliorare il pool genetico umano rimuovendosi da esso in modo spettacolarmente stupido.