NEL PIANTO DI UN BIMBO…LA VIOLENZA PIÙ GRANDE

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   –   di Francesca Nardi   –                                                            

La violenza ha forme diverse, implacabili aspetti di un diabolico disegno multiforme…talvolta è simile ad un lungo, sottile, rovente scudiscio invisibile, che si abbatte quasi con diabolica e scientifica “grazia”, sull’anima piagata delle vittime predestinate. La violenza peggiore può essere insita nelle azioni determinanti di chi possiede l’autorità di agire e decidere, ma risulta forse privo, della sensibile umanità necessaria a dirigere e a coordinare le azioni che, per quanto legittime nella loro essenza possano essere, potrebbero avere effetti devastanti sui destinatari. In parole povere, ma che dovrebbero rendere il senso…se ad una assistente sociale viene affidata la tutela di un minore, che risiede presso la casa di uno dei suoi genitori, si presume, anzi è addirittura ovvio, che il minore in questione, nella sua breve esistenza fino a quel momento, abbia vissuto ed assistito ed anche subito, fatti e vicende molto più grandi di lui e sicuramente il suo quotidiano, sia stato in gran misura differente, da ciò che ognuno di noi, immagina e ritiene debbano essere il tempo e la storia di un bambino, che ha il pieno e sacrosanto diritto di vivere in perfetta armonia e serenità, perché la sua vita ed il suo tempo del dopo, porteranno i segni indelebili delle sue esperienze e laddove il piccolo mondo circostante, non sia stato all’altezza dello splendido compito che coinvolge un piccolo uomo o una piccola donna, si tratterà di ferite incurabili. La violenza è muta, sorda, cieca e bruta e talvolta l’impronta sulla carne della sua disumanità, terribile e visibile, riesce ad essere paradossalmente meno orrenda di quel dolore continuato e corrosivo che limita lo stesso respiro e frenerà per tutta la vita, i passi verso la speranza, quello strazio che la violenza delle limitazioni imposte o degli obblighi irrazionali provoca. Un anno fa raccontammo in breve, la storia di un uomo e dei suoi due bambini. Santo Piscopo, separato da sua moglie, che oggi vive altrove con un altro compagno ed è madre di un bambino, si raccontò nell’intervista che vi riproponiamo.  Una storia triste quella di Santo, sincopata dai singhiozzi dei suoi due figli…una bambina di otto anni ed un bambino di nove. Ogni separazione coniugale porta con sé un carico di asprezze malcontenute e di dolore, di affronti e di offese…talvolta addirittura di violenze fisiche che, in questo caso, sono state subite da Santo Piscopo. Ogni separazione coniugale, meriterebbe un esperto personalizzato ed interamente dedicato, che aiuti a comprendere intimamente, sia la giustezza delle motivazioni, sia le carenze o le esagerazioni. Ma…nel corso di quest’ultimo anno, si è consumato e continua a consumarsi, uno dei drammi più inspiegabili, per noi che osserviamo con attenzione particolare, quanto sta succedendo nella vita di quei bambini e del loro padre, che abbia riguardato gli sviluppi postumi di una separazione. I figli di Santo Piscopo abitano con lui. Il rapporto tra i tre è saldissimo e i due bambini adorano il loro padre. Ciò che è accaduto negli ultimi mesi è addirittura paradossale, almeno a nostro avviso. I bambini dimostrano e hanno dichiarato di non desiderare alcun incontro con la loro madre, ma a quanto pare la legge e le assistenti sociali, avrebbero disposto diversamente ed i bambini sono obbligati ad incontrare la loro mamma. E fin qui, poiché nessuno ha il diritto di obiettare e le regole devono essere rispettate, nulla quaestio! Ma, si dà il caso che, seguendo questa vicenda con grande dedizione, una vicenda che, incidentalmente coinvolge due bambini ed un padre, il quale si sente giustamente assai “maltrattato” dalle vicende in progress, non abbiamo potuto fare a meno di documentarci a dovere e seguire molto da vicino, episodi significativi dell’intera storia. Santo Piscopo, da un po’ di tempo ha pensato bene di registrare quanto sta accadendo nella vita sua e dei suoi figli e noi siamo convinti che, se qualcuno decide di iniziare a “fissare” nella memoria di un apparecchio, fatti intimi e delicati, significa che la fiducia nel mondo esterno, in quell’uomo è venuta meno completamente. Tutto avrebbe potuto infatti, essere raccontato e spiegato a nostro avviso, ogni lamento ed ogni singhiozzo raccontato, avrebbe potuto essere lenito con una spiegazione articolata da parte nostra o di un qualsiasi interlocutore, ma i pianti e le angosce notturne di un bambino, la disperazione di un rifiuto urlato e singhiozzato, la preghiera di due bambini che non desiderano incontrare la loro madre, le urla strazianti di due creature che vogliono soltanto vivere in pace, con il loro padre, ebbene tutto questo ed altro ancora…se ti arriva addosso dalla registrazione di un filmato, ti tramortisce quasi…ti schiaffeggia il cuore senza pietà, ti impone quasi di urlare a tua volta, di fuggire lontano e non sai dove, ti provoca e ti squarcia l’anima e la sola cosa che conta, per sentirti meno inutile e persino meno assurdamente colpevole nel tuo essere altrove, è quella di chiedersi e chiedere a chi di dovere, quale sia la giustizia, la legge, la regola, l’autorità che consente che due bambini provati da un breve passato angosciante ed angoscioso, di continuare a soffrire perché obbligati a fare qualcosa che hanno quasi orrore di fare…Samo consapevoli che appare assai strano e riprovevole pensare che sia giusto consentire a due bambini di non incontrare la loro madre…sappiamo che le sovrastrutture dell’io sono talmente tante e coreografiche, da inorridire soltanto al pensiero di come potrebbe essere manipolato il pensiero di chiunque, compreso il nostro…ma non vi è nulla che possa impedire a noi o a qualsiasi altro di inorridire e di urlare e di disgustarsi davanti a quel destino (destino?) che oggi ha deciso che due bambini dovessero disperarsi in quella maniera disumana, in cui li abbiamo sentiti e visti disperarsi. Forse qualcuno dovrebbe fermarsi un attimo o forse tutti insieme dovremmo farlo, ma sicuramente le assistenti sociali dovrebbero innanzitutto porsi il problema più grande e cercare prioritariamente di risolverlo, quello di impedire, da oggi in poi che quei due bambini di 8 e 9 anni possano versare una ed una sola lacrima in più, di quelle che hanno versato senza che nessuno di coloro che esercitano l’autorità di decidere, se ne sia sentito colpevole o ne porti almeno in parte il peso. Sfidiamo chiunque ascolti quella disperazione e quel pianto, a giurare che se appartenesse ad un proprio figlio, essi manterrebbero la calma sufficiente e l’aplomb necessario per sedersi e ragionare convenientemente, magari sorseggiando un caffè…assumere insomma quell’atteggiamento che si pretende da Santo Piscopo e dal carico immane che porta nel cuore e sulle spalle…Sareste davvero bravi, noi no! Hasta la vista!