ANEDDOTI E ASCOLTO

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     –         di Ciro Esposito          –                  racconto caserta ciro esposito scaled ANEDDOTI E ASCOLTO                   L’azione del Politico ma, soprattutto, quella dell’amministratore di un Comunità e fatta di percezioni, di accortezza, di uno spiccato senso dell’umor oltre alla capacita di saper ascoltare e capire i pareri e i consigli dei concittadini. L’amministratore deve tener presente l’oggi ma saper guardare lontano perché il futuro della ritta che amministra lo deve configurare nella sua mente non tenendo conto del pericolo nei quale può incorrere a causa del peso delle sue scelte: in buona sostanza deve avere idee chiare e coraggio delle proprie azioni… Ho fatto scelte importanti e pesanti per ia mia città ma allora osavo perché ero giovane ,e pure animato anche da un certo senso del dovere: oggi, ripensandoci bene e con l’età che mi ritrovo, non correrei gli stessi rischi. Attualmente, se un amministratore, osa sputare per terra, col solo scopo di pulire il pavimento, lo indagano e deve pagare l’avvocato per essere difeso…ma la vogliamo finire? A miei tempi, l’amministratore percepiva soltanto 20.000 lire per ogni seduta del Consiglio Comunale e le spese di rappresentanza erano a suo carico, (se ne facevamo una o due al mese) oggi, invece, gli amministratori percepiscono uno stipendio che non sempre è meritato, (quante teste di rapa occupano belle scrivanie e pensano che quel “legno” li trasforma repentinamente in Uomini. Non comprendono che è l’uomo che fa la scrivania e che purtroppo quella qualità di ebanisti non esiste più). A volte incontro qualche anziano che guardando lo sfacelo di oggi mi dice: oggi, ci vorrebbe Giro Esposito … Gli anziani sognano ancora. Devo essere convincente per fargli capire che si fa riferimento ad altri tempi …Sono il passato!  Oggi me ne sto in panciolle considerando che alla mia età sono un novello 007…ho licenza di fare tutto…però, dei tempi che furono, non rinnego nulla pur non vivendo di soli ricordi … mi fa solo piacere far sapere ai giovani come era, tanto tempo fa, la loro città.

Allora seguivo, pedissequamente, l’adagio napoletano: L’intelligente parla poco; il furbo non parla; il fesso parla troppo”… lo ascoltavo e operavo con rapidità: perché mi piaceva risolvere i problemi …non amavo riscaldare la sedia; ascoltavo i pareri dei casertani e attuandoli costringevo i miei nemici politici a rincorrermi affannosamente e, quando, qualche volta mi raggiungevano… ‘o vangèle era avutàto … ed erano altri nemici!

Ero avido di sapere; ascoltavo, e memorizzavo per interpretare quello che i miei interlocutori politici non dicevano o che volevano che non capissi.

Non mi dite che sono presuntuoso, uno sputasenno! Non sono nato così…ci sono diventato frequentando per troppi anni il marciapiede e per molti anni la fogna della politica ove se non ti sai difendere sei fottuto! A tutto ciò va aggiunto che ho fatto fruttare i sacrifici dei miei genitori che mi hanno costretto a studiare (sì; costretto, a furia di schiaffoni e frustate …a me nun piacèva ‘a viola…quindi a paccariàta faceva bbène perché come dice un antico proverbio napoletano, mazza è panèlla fanno e’ figli belli!!) Oggi il progresso ha inventato il telefono azzurro che ha prodotto i nullafacenti, i ciucci, i viziati e pure i delinquenti! Con alle spalle questo “sipario”, se non avessi imparato a vivere nella “giungla” avrebbero dovuto collocarmi, per meriti speciali, tra gli stronzi con aggravante della deficienza congenita. Ma, a proposito della SCUOLA (la scrivo con le maiuscole perché a quei tempi era maestra di vita per l’ottima qualità dei docenti) i discenti, dovevano apprendere e se non ne avevano voglia, dovevano imparare un qualsiasi mestiere. I ragazzi di oggi vengono portati in carrozza verso il diploma anche se sono dei perfetti asini. Soltanto alcuni figli di papà imparano veramente a leggere e scrivere, perché come così ha voluto la sinistra, i VIP vanno acculturati per comandare…gli altri sono il gregge…il gregge va soltanto tosato …Evviva il ’68!

La mia visione della vita e della politica, quella di un rappresentante della gleba che vuole emergere a tutti costi sgomitando e facendosi largo con la validità delle sue idee mi portò ad essere un liberaldemocratico amico di un grande ministro della Repubblica Italiana…Luigi Preti. E furono le mie idee che mi procurarono una serie infinita di nemici politici…quelli del PCI mi volevano morto anche fisicamente; quelli della DC non mi sopportavano e quelli del PSI mi vedevano come il fumo negli occhi: A Caserta il Partito Socialdemocratico, quello del Sole Nascente era semplicemente …‘o partito ‘e Giro Esposito, con tantissimi voti e cinque posti nel consesso civico!

Ma devo venire al dunque per non essere accusato dì essere inguaribile prolisso: parlerò quindi e subito del centro della mia città: di Piazza Matteotti.

Un tempo, tale piazza era la sede per eccellenza del mercato ortofrutticolo per l’intera settimana e il sabato vi si svolgeva anche una fiera importante: il mercato era notevole dal punto di vista finanziario che quando qualche operatore sposava la figlia aggiungeva alla dote …A’ chiazza è Caserta.

Gli operatori raggiungevano la piazza del mercato con carrette trainate da animali vari che stazionavano nelle vicinanze e risolvevano i loro problemi, sul posto… i mezzi meccanici erano rari …erano altri tempi!

Tutti i bassi che facevano da corona alla piazza erano adibiti allo smercio di ogni genere di prodotti e tra questi esercizi spiccava il Grottino, la pizzeria di Antonio Zampella detto “Totonno just-just”… La pizza era buona come pure i prodotti della friggitoria tipica napoletana. Una sera il sottoscritto, Sindaco a tempo perso, insieme a due casertani DOC, Raffaele e Tonino Ceceri, era seduto a manducare i prodotti di Totonno e a parlare dei problemi della città. Raffaele conosceva bene Piazza Mercato perché un suo familiare vi esercitava, proprio nel locale adiacente al Grottino, il commercio delle frattaglie. Raffaele parlò con molto calore di Piazza Matteotti e tra le altre cose accennò all’alberatura che un tempo ombreggiava la piazza oltre che della sporcizia che oggi vi regnava nonostante l’operato solerte degli “scopatori”… A me non servì Amplifon che ancora non c’era.

Alcuni giorni dopo, la Giunta Comunale, su proposta del sottoscritto, deliberò la posa in opera dell’alberatura di tutta Piazza Matteotti e l’appalto per la fornitura delle essenze, che in parte ancora resistono, fu affidato alla ditta Mazzitelli di Caserta.

La stessa Giunta, dopo una accesa discussione, circa l’utilità dei sacchetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, ne deliberò l’utilizzo soltanto come esperimento di 15 giorni… Era una cosa utile e dignitosa per gli operatori ecologici (come li chiamano adesso…ma sempe scupature so’) … Vengono usati ancora oggi perché in Italia tutto quanto è provvisorio diviene definitivo!

Riuscii a far passare il provvedimento per l’utilizzo dei sacchetti soltanto con l’aiuto del mio mentore, il segretario generale Emanuele Ciocia; I miei concittadini devono però sapere che le discussioni, le liti furibonde tra me e qualche assessore, non riguardavano la bontà intrinseca dei provvedimenti innovativi che proponevo (La Giunta era composta da tutti DC, tranne il sottoscritto che era del PSDI). La Democrazia Cristiana non voleva che mi attribuissi il merito di certe misure validissime per la città; ci faceva una pessima figura; vedeva le mie decisioni come fumo negli occhi, non poteva tollerare che il primo partito della città subisse le decisioni del giovane venuto dal basso. Sarei dovuto stare all’obbedienza; avrei dovuto fare il Pupo: Voi mi ci vedete? …Quel mio operato me lo fece pagare caro; infatti, nella Giunta DC-PSDI, che seguì il mio mandato, la DC pretese dal mio partito che l’assessore non dovessi essere io.

Nel prossimo numero accennerò a qualche altro aneddoto dal quale la città ha tratto giovamento.

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