di Pasquale Ferretti
Sessa Aurunca è il primo comune in Italia per uso edificatorio di suolo a rischio idrogeologico. A dirlo, è l’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – nel nuovo rapporto sul rischio idrogeologico: un’analisi importantissima per capire il reale stato di una nazione che sembra sgretolarsi ai primi temporali improvvisi.
Il documento è possibile visionarlo direttamente dal sito, incrociando i dati con la propria zona di appartenenza, e capire quali sono le zone a rischio alluvioni e frane.
Le cronache di questi giorni raccontano in modo estenuante l’annoso problema di crolli improvvisi di infrastrutture e abitazioni, con l’acqua che spesso oltre a portar via case ed alberi trascina con se vite umane.
Dice l’ISPRA che, la Campania e la Toscana dal 2012 risultano le regioni in cui è cresciuto l’uso edificatorio del suolo a rischio. Per intenderci, in Campania su 13.671 km quadrati di superficie, 2.678 sono a rischio frane: il 20% circa, dunque: percentuale simile anche per quanto riguarda la superficie a rischio alluvioni. Ragion per cui, scoprire che Sessa Aurunca dal 2012 è il comune che ha sfruttato di più a livello edile la superficie a rischio idrogeologico ha fatto scattare qualche campanello d’allarme. Cosa buona e giusta direbbe qualche “buontempone” che da anni cerca invano di denunciare i numerosi casi di abusivismo edilizio, che in alcune parti toccano e scavalcano alche la Legge 431/85 sulla “tutela dei beni paesaggistici e ambientali”, meglio nota come legge Galasso.
Per decenni a Sessa Aurunca, si è consentito di edificare migliaia di metri cubi in zone a rischio frane ed alluvioni, con la silente complicità di parti delle istituzioni politiche – che hanno tratto consensi elettorali – e degli organi amministrativi che, probabilmente, hanno ricevuto “altri” benefici! Citiamo ad esempio tutta la fascia pedemontana tra le località San Sebastiano fino alla domiziana, oppure la vasta area a ridosso del canale di bonifica “”Dauria” in zona San Limato, ancora la parte del “Pantano” di proprietà del comune di Sessa verso la foce del fiume Garigliano, e così via…ma l’elenco è lungo.
Da qui si capisce da dove vengono i dati del dossier ISPRA, ma a peggiorare la situazione, a Sessa, è stata la politica che negli ultimi anni si è impegnata fino allo stremo per mandare alla deriva il Consorzio Aurunco di Bonifica, l’Ente preposto che permette più di tutti la salvaguardia dell’assetto idrogeologico dell’intero territorio, se gestito nelle sue piene funzioni ovviamente. Una riflessione quindi va fatta, senza allarmismi, ma con la coscienza critica di riparare a ciò che è stato fatto (o non è stato fatto) nel corso degli ultimi trent’anni di amministrazione pubblica, per intenderci da quando è stato varato il primo sciaguratissimo condono edilizio dal governo del socialista Craxi – era il1985.
L’abusivismo imperante sopra un territorio a forte rischio idrogeologico con l’Ente preposto alla manutenzione dei canali di scolo e drenaggio dei terreni che, giustamente, blocca gli impianti per una crisi economica irreversibile, sembra essere un mix terribile. I primi temporali improvvisi, già hanno creato numerosi disagi, ma ormai il solco che conduce al disastro è stato tracciato in modo chiarissimo. Le istituzioni pubbliche debbono farsi carico di questo problema, cercando una via di soluzione urgente e lucida. Per ora i riflettori sono stati accesi, la notizia è divenuta pubblica, dopo un articolo del Sole 24 Ore pubblicato il 31 ottobre scorso, ma fatta passare in sordina dagli amministratori comunali, come se non fosse possibile detenere un record così dannoso. Un onta per la comunità, piuttosto che un grido di allarme al quale dare seguito…invece niente, maggioranza e opposizione tacciono. Il Sole 24 ore che dice? Per la precisione, racconta, che sono stati occupati 19 ettari di suolo su 160 a forte rischio idrogeologico. E’ difficile mappare tutte le strutture, ma la notizia in questi giorni di crisi e di “lotta” tra Prefettura e Consorzio Aurunco di Bonifica, ha aumentato ancora di più l’allerta. La popolazione sta iniziando a domandarsi se i Consorzi di Bonifica siano solo dei carrozzoni politici –come la vulgata racconta da anni – oppure siano degli enti la cui operatività garantisce la sicurezza di intere comunità e le ponea riparo dalle disastrose alluvioni; quest’anno la Campania commemora il ventennale della tragedia di Sarno….mapare che la politica dimentichi e non tragga mai insegnamenti dalla storia!
In tutto questo, le istituzioni latitano da mesi sulla questione Consorzio Aurunco; anzi quando si è intervenuti lo si è fatto sempre a danno della fascia più colpita, ovvero quella dei lavoratori.
Un nuovo allarme, quindi, che sembra essere ancora in fase di “incubazione”.
All’orizzonte sembrano esserci misure atte ad arginare il fenomeno; i lavoratori avevano sperato quando il 24 ottobre la Giunta Regionale della Campania ha portato all’ordine del giorno (punto 19) l’assegnazione temporanea delle competenze del Consorzio Sessano al Consorzio delle Paludi di Napoli e Volla con annessa dotazione finanziaria prelevata dal fondo spese impreviste esercizio finanziario 2018 –questo recita il documento visionabile sul sito istituzionale della Regione. Bene, si dirà…invece nasce l’inghippo; dal 24 ottobre ad oggi questa tanto attesa delibera non ha visto ancora la luce, tecnicamente è stata approvata con “modifiche” per cui fin quando non saranno formalizzate queste modifiche non sarà operativa.
Abbiamo provato a sondare alcuni ambienti regionali ed è venuto fuori da più parti che le modifiche altro non sarebbero che il capriccio di un noto politico locale, il quale messo alle corde dall’ultimo scontro con il commissario del Consorzio Napoli e Volla, Avv. Giuseppe Testa, starebbe provando a far sedere il suo uomo (Ciro Foglia) sulla sedia di Vice Commissario del Consorzio napoletano.
Siamo alle comiche?
Un braccio di ferro che oltre a penalizzare “ancora” i lavoratori, in questi giorni di intense piogge, sta condannando un intero territorio alla sofferenza ed al rischio alluvioni.
Se fosse davvero questa la realtà dei fatti, il motivo del ritardo con il quale la Regione sta mettendo l’ennesima pezza, sarebbe la plastica rappresentazione dell’arroganza politica, inutile a qualunque bisogno della popolazione che dovrebbe rappresentare.
Anche questo tentativo, del Consigliere Regionale – sulla via del tramonto – è andato ramingo, infatti proprio poche ore fa è stata pubblicata la deliberazione di Giunta Regionale n° 679 che assegna le funzioni del Consorzio Aurunco a quello di Napoli e Volla fino al 31 dicembre 2018 con dotazione finanziaria di 500.000 euro. Una piccola boccata di ossigeno che speriamo riesca a rimettere in moto la macchina del Consorzio e fornisca qualche garanzia in più ai cittadini ed ai lavoratori
Ma d’altronde si sa, dopo le tragedie, qualcuno avrà l’esigenza di vestirsi a lutto.