I detective Will Dormer e Hap Eckhart del dipartimento di Los Angeles vengono chiamati in Alaska per indagare sulla morte di una diciassettenne trovata nuda in una discarica. Vengono accolti dalla giovane poliziotta locale, Ellie, che considera l’agente Dormer una vera e propria leggenda e si adopera per risolvere il caso con estrema dedizione. Il colpevole viene individuato, ma le cose si complicano. Rincorrendo nella nebbia l’assassino, infatti, l’agente Dormer (interpretato da Al Pacino, volutamente sopra le righe) spara e ferisce mortalmente il suo collega. L’opera di Christopher Nolan, dunque, da poliziesco diventa un dramma psicologico.Le pellicole di Nolan sono delle sfide intellettuali. “Memento” (imperativo del verbo difettivo latino “Memini, isse”, tradotto “Ricordati”), è la rappresentazione di una realtà in cui convivono ambiguità e incertezze, che catapulta lo spettatore in un rompicapo difficile da districare; “The prestige”, nuovamente in bilico tra finzione e realtà, è un omaggio al mondo della magia, è un mistero che viene svelato ma poi successivamente rinnegato. Per muoverci a nostro agio nel cinema di Christopher Nolan, dunque, dobbiamo partire dal presupposto di non avere sempre il controllo: le trame non sono sempre lineari e soprattutto si possono trarre più conclusioni, senza essere mai certi di quale sia quella effettiva. “Insomnia” rispetta questi canoni: le allucinazioni e i deliri dell’agente Dormer -che soffre di un’acuta forma di insonnia- creano caos e il confine tra colpa e innocenza diventa estremamente labile. Nolan si avvale di due colossi del cinema (Al Pacino e Robin Williams, che interpreta l’assassino della ragazzina) per mettere in scena un duello tra due menti sull’orlo dell’abisso. La verità viene alterata dall’inconscio e man mano che il senso di colpa si insinua, la perdita di lucidità e le conseguenti azioni autolesioniste prendono il sopravvento. Ad un certo punto, dunque, bisogna scegliere: sostenere il fardello o liberarsi dal peso del complesso di colpa. L’insonnia diventa una sorta di rappresentazione del conflitto interiore che logora Will che, alla fine, preferisce abbandonarsi e addormentarsi. Il bisogno di giustizia fa spesso compiere scelte ingiuste che con il tempo si pagano. Nolan ci sa fare, gioca con la mente, sa come muoversi nell’oscurità mostrandoci ogni possibile sfumatura e persino una morale plausibile. “Insomnia” appare come un affascinante thriller nel thriller, cupo ma allo stesso tempo pieno di luce, dal momento in cui è ambientato in Alaska in quel periodo dell’anno in cui il giorno prevale sulla notte.
Mariantonietta Losanno