E POI ACCADDE CHE… – seconda puntata

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 –   di Francesca Nardi  –   

E poi accadde che il dubbio diventasse un granello di sabbia…

E poi accadde che un giorno un uomo colpito al cuore, nel sonno fiducioso del peccatore redento, si aggrappasse al mantello della “giustizia” che credeva giusta, chiedesse riparo e conforto e difesa da quella “giustizia” che credeva ingiusta e chinasse la testa in attesa…ma nessuno venne ad aiutarlo e nessuno parlò…e poi accadde che quell’uomo si alzasse e si incamminasse lungo l’arenile del mondo ed iniziasse a raccontare…ed alla fine del suo racconto…il dubbio divenne un granello di sabbia…  E poi accadde che uomini e cose, diventati uguali, travolti dalla Giustizia non furono  mai più gli stessi…Nessuno aiuterà il peccatore redento a tornare tra noi…e la sua carezza sulla testa di un gatto, sarà in eterno la carezza di un assassino… noi … ipocriti fino alla nausea continueremo a cercare  le parole giuste…

E poi accade che…

Qualcuno, giunto alla fine del tunnel, stenti ad affrontare la luce…inciampi…tenda a tornare indietro per sostare nel buio protettivo…qualcuno soccomba… trafitto sulla soglia dal riverbero del giudizio…incapace di affrontare lo sguardo della gente…perché il sospetto spalmato nell’aria e penetrato lentamente, come l’umidità di una sera di novembre, nel condensato di ragioni spicciole e cialtrone che rappresentano il nostro retroterra culturale, perché il nostro mondo infarcito di intollerabili pregiudizi, che predica solidarietà all’ora del tè e la rinnega prima di cena, necessita di argomenti morbosi, che nell’immaginario collettivo non siano suscettibili di alcuna mutazione…La catarsi è una di quelle parole ricche di fascino, refrattarie a tradursi in realtà concreta ed applicata ed ogni cosa resterà chiusa nel sospetto infamante della prima ora che una giustizia ingiusta, tende a mantenere bruciante, avvilente, umiliante, nonostante una giustizia giusta  abbia ridotto quel sospetto, minimizzato, cancellato…reso quindi… assai poco interessante…

Nell’affannoso rincorrersi all’uscita del tunnel, di uomini diventati simili a cose e faticosamente tornati a livelli umani e mobili…le parole decollano prima confuse, portate  e sparpagliate dal vento della ribellione…poi disposte da una mano leggera lungo i crinali di una storia da raccontare…alla quale se ne aggiunge un’altra e poi un’altra ancora e tutte insieme  procedono lente ed inesorabili…verso un granello di sabbia…ed il bianco del foglio è già grigio…

Una lettera al Consiglio Superiore della Magistratura  inviata qualche giorno fa, apre uno squarcio nell’assoluto, ottuso, usuale recepire, il racconto di un fatto di giustizia.

La lettera è di un uomo giunto alla fine del tunnel che lo ha visto imputato, accusato dei reati di atti persecutori, maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti di una donna.  Dopo la gogna prevista dal rito perverso, che la sete di sangue collettiva rivendica, soprattutto e a prescindere, quando l’accusa è una presunta violenza nei confronti di una donna, la Cassazione nel maggio di quest’anno ha respinto tutti i ricorsi.  L’uomo, fermo all’uscita del tunnel oggi è un uomo libero, che ripercorre la sua storia e che si appella al Csm per denunciare l’atteggiamento che egli definisce “assolutamente parziale” tenuto dal presidente del Collegio. Un uomo libero può essere tale anche se spezzato dentro…dicono che si possa vivere anche con le ossa in frantumi…dicono che si possa tornare a sorridere, anche se ti hanno massacrato da lontano con la potenza di un pensiero tibetano…ma di questo parleremo più tardi…

L’atteggiamento del presidente del Collegio, scrive l’uomo,  si è rivelato assolutamente parziale sin dalla celebrazione delle prime udienze…

Il nome dell’uomo si leggerà alla fine del racconto…un lungo racconto…che pubblicheremo un pecosì come il nome del presidente del collegio, nella speranza che si rifletta sui fatti e si corregga il tiro …laddove sia possibile e non si avvii la solita lercia ignobile masturbazione mentale sui nomi e sui e sui personaggi conosciuti.

L’uomo in attesa di sé  all’uscita del tunnel scrive

..”Un atteggiamento che ha leso il mio orgoglio e la mia dignità, come essere umano. Una continua tendenza sensazionalistica nel creare “il Mostro” di turno. Una continua tendenza marcata, non solo verso di me ma anche verso i miei difensori, tale da rendere evidente, dal primo minuto della prima udienza, una netta disparità di trattamento fra accusato ed accusante. Ho percepito  poi una volontà del presidente di proiettare i fatti in una dimensione distorta, rispetto a quella reale, facendomi sentire di conseguenza, palesemente ignorato, inibito ed indifeso. Nello specifico, è opportuno rilevare come il presidente abbia sin da subito mostrato una sorta di appiattimento intellettuale sulle argomentazioni introdotte dalla Pubblica Accusa, specie in occasione dell’escussione proprio della…(la donna che accusava l’uomo), finendo così col cercare, per un verso, di mascherare le numerose contraddizioni emerse nel racconto della persona offesa, giungendo persino ad intervenire in prima persona pur di evitare che le risposte della teste nuocessero alla tesi accusatoria , per altro poi, attraverso un atteggiamento a dir poco prevenuto nei miei confronti, coll’impedire concretamente ai miei difensori di poter compiutamente esplicare la propria attività difensiva puntualmente frustrata, sia in sede di esame dei propri testi di lista che in sede di controesame, con continui e discutibili divieti di ammissione delle domande poste”…

E poi accadde che noi cominciassimo ad avere paura…e  decidessimo di fermarci per riflettere prima di continuare a leggere…

Intanto…chiunque fosse interessato alla conoscenza e decidesse di uscire dallo stato brado in cui pascoliamo, brucando svogliatamente i neuroni residui del vicino di branco, fino ad esaurimento della scorta in dotazione all’umanità, e volesse cogliere al volo, la possibilità di riuscire ad interpretare, almeno in parte,  il meccanismo del potere dell’America bianca, cattolica e repubblicana, dovrebbe leggere “Il biglietto vincente” di David Baldacci Ford, ma forse… risulta troppo complicato dopo illungo periodo di ammutinamento indotto del pensiero libero, rischiare di incontrare la verità, che si annida stracciona, nell’angolo più sporco della fantasia…e nessuno, tutto sommato,  oserebbe arrischiarsi fino ad essere protagonista, di un’improvvida veloce evoluzione…eppure… sarebbe un primo passo illuminato, lungo i bastioni  del dubbio, un primo tentativo di rimanere in piedi, nonostante l’assenza di presa, di appoggio…sarebbe un primo fugace appello, infine… temerariamente raccolto, un appello alla coscienza di sé. Iniziare ad esistere in maniera quasi consapevole, in questo Paese, partendo dalla scoperta dei segreti di un altro, potrebbe essere la maniera indolore per concludere l’elaborazione del dubbio ed arginare la paura che incute la Giustizia, amministrata dagli uomini…una paura che avanza, irrazionale prima, ma ferma e determinata poi…lucida, inalterabile, inossidabile…una paura fredda e cupa che sale lentamente e ti avviluppa per intero fino a sommergerti…penetra e si insinua tra la pelle e la carne, come una pellicola che si fonde con il sangue e lo rende denso, pesante…lento nello scorrere, come se volesse rallentare la tua vita stessa e le tue passioni. Il dubbio genera l’ansia di conoscenza…ma la paura spezza i silenzi e le parole… al centro vi è lo status di consapevolezza piena, che ti consente di percepire, di essere diventato un obiettivo…Nel resto del mondo intanto, il potere si organizza e la comunicazione si adultera e diventa fase terminale e perniciosa del tentativo di orientare il pensiero collettivo, verso una riva, anziché lasciarlo libero di sostare nel delta della ragione per riprendere quindi a risalire la corrente, fino al principio indispensabile per decidere di essere. E poi accadde che uomini e cose, diventati uguali, travolti dalla Giustizia non saranno stati mai più gli stessi…E accade  che  nessuno aiuti il peccatore redento a tornare tra noi…e la sua carezza sulla testa del gatto, sarà in eterno la carezza di un assassino…e noi saremo ipocriti fino alla nausea mentre impastiamo le parole giuste…