“SPY GAME”: L’EREDITÀ DE “I TRE GIORNI DEL CONDOR” DI SYDNEY POLLACK 

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        –      di Mariantonietta Losanno     –              

Spy Game 5 1000 scaled “SPY GAME”: L’EREDITÀ DE “I TRE GIORNI DEL CONDOR” DI SYDNEY POLLACK               Il cinema fotografa il tempo. Infatti, riguardando “I tre giorni del Condor”, si rivive in pieno il clima post Watergate: un’atmosfera intrisa di sospetti e doppiogiochisti che contraddistinguono l’oscuro operato dei servizi segreti. “Spy game”, sotto l’egida di Tony Scott (fratello del noto Ridley), è il degno erede dell’opera di Sydney Pollack. Ritroviamo Robert Redford nei panni di Nathan Muir, un agente della CIA che, nel suo ultimo giorno di lavoro si trova invischiato in un’operazione di salvataggio e, mosso da uno spirito paternalistico, decide di mettere in salvo il suo pupillo Tom Bishop. I continui flashback fungono da ragguaglio: lo spettatore può, dunque, comprendere chi ha torto e chi ha ragione all’interno del conflitto.Spy Game “SPY GAME”: L’EREDITÀ DE “I TRE GIORNI DEL CONDOR” DI SYDNEY POLLACK È una rappresentazione di spionaggio atipica, più “umana”: Miur facendo leva su sentimenti nobili come l’onore e l’amicizia, è disposto a fare la cosa giusta al di là delle conseguenze e della diversità di intenti dell’ufficio governativo. L’amicizia tra il veterano e il suo più giovane collega rappresenta, quindi, il fulcro della storia. Redford non si mostra cinico, sembra piuttosto spinto a dare spazio al nuovo, e soprattutto a cercare di rendere le condizioni migliori di quelle che erano state in precedenza: la sua appare come una presa di coscienza. Tutto questo concorre a creare un prodotto che funziona, una pellicola dal sapore vintage (lo stile è “vecchiotto” e non è un male: didascalie con indicazioni del luogo e dell’ora in cui si svolgono i vari frammenti dell’azione, successione di immagini tra le stanze del potere e il luogo in cui un personaggio versa in pericolo di vita), una dei pochi superstiti di un cinema d’azione ormai dimenticato. L’atipicità del film risiede nel fatto che l’azione è rappresentata dal sentimento. Più che agli effetti speciali, Tony Scott è interessato ad una trama più profonda e realista: solitamente, invece, il genere dello spionaggio prevede personaggi che vivono nel nostro stesso mondo, ma che hanno possibilità di azione e interazione con la realtà che sono al di fuori della nostra portata. Il rapporto tra le due spie (e fra due attori espressione di due diverse generazioni) si fonda su un legame evidente, e si sa, il cinema è questione di alchimia: quando gli ingredienti si incastrano bene il risultato funziona. Ed è importante anche che il loro legame sia comunque contraddistinto da una freddezza professionale necessaria alla sopravvivenza. Miur dopo avergli insegnato il mestiere, è disposto a sostenerlo al punto tale da rinunciare ai “risparmi di una vita” per liberare Bishop: il pubblico assiste ad un’edificante vittoria dell’amicizia.http   media.cineblog.it b b2b stasera in tv su rete 4 spy game con brad pitt 6 “SPY GAME”: L’EREDITÀ DE “I TRE GIORNI DEL CONDOR” DI SYDNEY POLLACK “I tre giorni del Condor” (più che film politico è possibile definirlo film “profetico”) resta sempre e comunque il numero uno indiscusso, ma “Spy game” restituisce quel gusto perduto e si presenta come un giusto mix tra spionaggio e valori esistenziali.