STORIE DI …. INVISIBILI

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    –     di Paolo Falcombello       –           

Attorno a noi vi sono realtà ‘invisibili’, rese tali dalla nostra abitudine a non guardare o peggio, a far finta che non esistano. Perché dovremmo guastare la nostra vita tranquilla? Perché turbare l’effimero? Perchè ‘rovinarsi’ l’umore riflettendo sulla possibilità che gli invisibili abbiano corpo ed anima?
Ci ricordiamo che gli invisibili esistono quando ci avvolgiamo nel ‘pensa che c’è chi sta peggio di te’, un pensiero di un secondo, quasi a voler alleviare a noi stessi il momento di stupido dolore che abbiamo, un atto di egoismo insomma, come la persona che cammina per la strada ed incontrando un senzatetto gli ‘allunga due spicci’… dopo ci sentiamo sollevati, abbiamo fatto la nostra buona azione quotidiana ma come si chiamava il senzatetto? Cosa mangerà domani il senzatetto? Ecco la sottile differenza tra solidarietà ed egoismo.
Il mondo corre, la gente è sempre distratta, ormai viviamo in una società che ci vuole “eremiti”, ‘società’… utilizziamo questa parola senza conoscerne il significato, il vocabolario alla voce ‘società’ recita:
“ Organizzazione di persone che si riuniscono per cooperare a un fine comune”.
Cooperare, che parola difficile e strana, la gente guarda ma non vede, sente ma non ascolta, non vede un popolo silenzioso di invisibili esseri umani, costretto a sopravvivere e non a vivere nell’indifferenza di troppi.
Gli invisibili sono un popolo di emozioni e tra questi, incontriamo l’autismo, una patologia incurabile, invalidante, ermetica e soprattutto imprevedibile: le forme dell’autismo sono molte e spesso si associano ad altre patologie che ne aggravano le conseguenze e ne rendono difficoltosa la convivenza.
Non esiste cura per l’autismo perché è una patologia dalla quale non si guarisce e rende le persone ermetiche.
Riuscire ad entrare nel loro mondo è estremamente difficile, la comprensione delle loro esigenze è un percorso ad ostacoli, imprevedibile; spesso l’autismo è accompagnato da altre patologie che rendono imprevedibili le reazioni che possono tradursi in atti di violenza improvvisa.
Sarebbe sano e illuminante che ognuno di noi, stile auto terapista, facesse una passeggiata nei reparti dove queste persone e altre affette da patologie differenti, sono costrette a trascorrere passaggi importanti della loro vita, al solo scopo di poter vivere un po’ meno peggio, non vivere bene, ma solo un po’ meno peggio, perché ogni tanto, guardarsi intorno rende consapevoli, e fa si che gli invisibili possano prendere corpo e far parte anche loro della società, perché di fatto vengono tenuti ai margini della vita degli altri, basterebbe provare ad entrare nella mente di uno di loro e provare ad immaginare cosa pensano!
Ad esempio Laura, vittima dello spettro autistico dall’età di sei anni, oggi ne ha quasi diciassette.
Il miglior amico di Laura è un simpatico coniglietto Leo, con il quale ama trascorrere il suo tempo e, come spesso accade in questi casi, la sua mamma, l’unica di cui si fida e a cui si affida.
Laura un giorno va a fare una passeggiata con la sua mamma: “Che strano, mentre passeggio vedo intorno a me le persone che sembrano correre, ogni cosa è frenetica, non riesco a seguire i loro movimenti è tutto troppo veloce per me, ho difficoltà a starci dietro:questa cosa mi rende nervosa, provo a fermarli chiedo di rallentare di darmi la possibilità di capire, ma non mi sentono o forse sono io che non riesco a parlare? Eppure la mia testa parla, il mio viso anche, ma nessuno mi sente, noto però che alcuni mi vedono mi osservano e poi?
Tutti vanno via… bah, forse questa mattina il mio viso avrà qualcosa che non va, guarda quella persona, mi ha visto e sembra aver accellerato il passo, bè ed ora, cosa devo fare? Ah ecco la mia mamma mi ha preso la mano, ho finalmente una persona che parla alla mia velocità, vabbè terrò strette le sue mani almeno non mi perderò, perchè se mi perdo sarebbe davvero difficile poter chiedere aiuto.
Quando io provo a parlare,la gente non ascolta, cosa avrà di tanto urgente da fare da non potersi fermare a parlare?
Oggi c’è il sole, che bella giornata, ma la gente continua nella sua frenesia, ehi tu, non vedi che bella giornata? Perchè non ti fermi un attimo e ti godi ciò che ti circonda? La gente è talmente distratta che non si accorgerebbe della differenza di un giorno di sole da un giorno di pioggia, che bello il sole, ho voglia di sorridere e la mia mamma anche, mi sorride e mi fa una carezza!
Mamma ma perchè la gente non sorride? Molti mi guardano e diventano ancora più seri; che strana la gente, poi si avvicina una persona alla mia mamma, parla, ma ancora una volta non comprende che deve parlare piano ed io non capisco, però questa volta glielo dico.
Io mi presento:” Ciao sono Laura, sai non riesco ad esprimermi molto, ma se hai pazienza possiamo diventare amici.
Poi vedo che l’uomo che va via ma non ha sentito? Eppure ero convinta di aver parlato, peccato che sia andato via, mi sarebbe piaciuto avere un altro amico.
Mi giro rivedo il sorriso di mia madre, in fondo mi basta quello e penso a quella parola per definire tutte quelle persone che vedo correre da stamattina.
Ma come si dice?
L’ho sentita molte volte….ah ecco…dovrebbe essere ‘indifferenza’ non so esattamente cosa voglia significare perchè la mia mamma non ha voluto mai spiegarmela dice che non è importante.
Però non credo che sia una cosa bella…..”