OSPEDALE, DIPENDENTE MUORE AL RUGGI DI SALERNO… UN SUO COLLEGA CHIEDE GIUSTIZIA

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(f.n.) – Impotenti ormai, piegati dal dolore e dallo sconforto, tentiamo di difenderci dalla violenza dei colpi di coda di questa tremenda stagione, che infierisce sulle nostre esistenze con la forza implacabile del male…Molti, troppi… se ne vanno curvi e silenziosi, entrando nel grigio del tramonto di un giorno fermo, immoto, incolore come il respiro negato…e nel dramma di una morte sovente irriconoscibile, si confondono l’autunno delle illusioni ed il gelo della terra nuda. Non saremo mai più gli stessi, noi che abbiamo urlato, falciato i silenzi, cercato per stanarla, la vergogna di chi aggiunge e confonde al tristissimo numero dei morti per Covid, l’incubo di un altro numero, quello delle vittime di una vergognosa, impunita, incompetenza. Poco fa ad un passo dalla vigilia di un Natale stanco, sfibrato e opaco come la notte più ostinata, quella che tarda a scomparire, quella che sembra non volersi sbiadire nell’alba, un foglio piegato in due, senza busta, nudo come questa giornata spietata è stato silenziosamente infilato sotto alla porta a vetri della nostra redazione. Un foglio piegato in due, come una custodia…all’interno una fotografia.

Sono poche righe, terribili come le frustate inflitte ingiustamente ad un pensatore impenitente, forti… sibilanti nell’aria come l’eco di un urlo disperato. La firma è: Un dipendente dell’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta

Pubblichiamo la drammatica testimonianza di una realtà che appare inamovibile, inossidabile, immutabile nel suo perverso rinnovarsi uguale a se stessa.

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Antonio Riccio

“Oggi è morto un mio collega. Forse non arrivava a 50 anni. Si chiamava Antonio Riccio. E’ morto per una dissecazione aortica. A voi sembrerà strano, ma io chiedo giustizia per lui. Si è sentito male mentre lavorava in Ospedale, a 150 metri dal Pronto Soccorso. Lo aveva portato lì una collega, perché dovete sapere che se noi sanitari stiamo male in Ospedale ci dobbiamo arrangiare da soli! Al Pronto Soccorso ci hanno messo più di quattro ore per fare una diagnosi, poi sala operatoria. Poi Terapia Intensiva. Poi, dopo qualche giorno trasferimento al Ruggi D’Aragona di Salerno, qualcuno chiede perché Salerno? Perché la nostra Cardiochirurgia ormai l’hanno distrutta. Caserta non ha più una Cardiochirurgia. Al Ruggi di Salerno al mio collega è stata riscontrata una infezione polmonare, per cui non lo hanno potuto operare ed oggi il mio collega è morto. Adesso non ha più importanza come sia morto. Ha importanza invece che un lavoratore che doveva essere tutelato dal suo datore di lavoro, non è stato tutelato. Io chiedo giustizia e chiedo conto di questa morte al datore di lavoro, che lo ha tenuto sotto stress, che lo ha fatto lavorare ben oltre il suo orario di lavoro. Chiedo conto a quei dirigenti come Ferrante e Gubitosa che hanno distrutto una Cardiochirurgia. Alla direttrice sanitaria Siciliano e alla direttrice sanitaria Annecchiarico, che non valutano le infezioni ospedaliere. Chiedo conto a De Luca che con le sue scelte ha distrutto oltre ogni dire, la professionalità dei medici. Io chiedo giustizia per una persona gentile e sorridente che da domani non potrà più rispondere al mio “buongiorno!”

Un dipendente dell’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta

6 Commenti

  1. Oramai dottoressa come più volte evidenziato nei suoi articoli non esiste più l’ospedale a CASERTA

  2. Scorretto era diretto a chi le ha passato la notizia venendo meno al più elementare dei principi dell educazione e della convenienza nel modo di comportarsi. Comunque non importa sciacalli si nasce

    • Tu secondo me sei scema o parli per far prendere aria alla bocca. Il collega ha fatto una denuncia su un caso gravissimo di malasanità e per te è uno sciacallo? Ma sei proprio una mentecatta che nega l’evidenza delle cose? Ma dove vivi? In un un’ospedale dove un dipendente non è ancora morto che già viene sostituito dalla Cusano di turno? O dalla peyer? Siete gentaglia

  3. Gentile Alessia, pubblicare una notizia non ha nulla di scorretto, come non sarebbe stato scorretto piangere un amico che risulta essere purtroppo deceduto, qualora la notizia non fosse esatta e il signore in questione fosse vivo. Ce lo auguriamo. Quindi credo che lei debba rivedere la sua personale interpretazione del termine “scorretto”, perché qui non c’entra per nulla. Grazie

    • il problema principale è l’episodio di malasanità non imputabile agli operatori sanitari direttamente ma ad una classe dirigente incapace di programmazione sanitaria.

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