“IL CONFORMISTA”: L’ADESIONE SILENZIOSA E TOTALIZZANTE ALLA “NORMALITÀ”

0

di Mariantonietta Losanno

Bertolucci è misterioso e segreto come il suo cinema, che propone enigmi e varie piste al pubblico. Ne “Il conformista” ci narra di una vocazione a perdersi o, meglio, ad annullarsi: tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, la pellicola racconta la storia di Marcello Clerici, spia della polizia politica fascista, recatosi a Parigi per il viaggio di nozze. La luna di miele è, in realtà, una copertura: Marcello deve “eliminare” il professor Quadri – esule a Parigi e antifascista convinto – ma la missione comporterà una serie di conseguenze, farà vacillare la fede nel regime e creerà un vortice di passioni erotiche e politiche. 

%name “IL CONFORMISTA”: L’ADESIONE SILENZIOSA E TOTALIZZANTE ALLA “NORMALITÀ”“Il conformista” racchiude già tutte gli aspetti che caratterizzeranno la filmografia di Bertolucci: l’erotismo, la politica, l’amata Parigi, l’accettazione di se stessi. Marcello è un personaggio che sente di essere una pagina bianca su cui gli altri scrivono la sua storia; si conforma, credendo con questo di lenire il dolore, intuendo – solo più tardi – che la scissione interiore non si risolve nell’azione. “È strano però, sai. Tutti vorrebbero sembrare diversi dagli altri e tu invece vuoi assomigliare a tutti”, dice l’amico Italo a Marcello: Bertolucci mette in scena la conflittualità insita nell’uomo, la lotta costante tra le pulsioni primordiali e la razionalità (tema centrale anche in altre sue opere). Lo sguardo del regista è rivolto al conformismo becero di cui è vittima la borghesia e di cui Marcello diventa lo squallido portatore, a causa della sua debolezza. 


%name “IL CONFORMISTA”: L’ADESIONE SILENZIOSA E TOTALIZZANTE ALLA “NORMALITÀ”
Per Bertolucci “Il conformista” è un film di “svolta”, un’occasione per affermare la sua autorialità; per farlo, si distacca dall’idea di conformismo di Moravia per concentrarsi sulla psicologia di un personaggio che è fascista perché conformista. La sua ricerca di normalità si trasforma nella conformità alla società imperante dell’epoca. L’opera di Bertolucci è, dunque, drammaticamente attuale e ancora oggi ha il potere di denunciare le norme massificanti, vuote ma piene di stereotipi. Nella nostra società non si mettono in atto gli stessi meccanismi? Il bisogno disperato di accettazione non porta – ancora adesso – all’omologazione? Chi, se non Bertolucci, creatore di una voce propria nel panorama cinematografico, poteva mettere in scena il concetto di conformismo e la doppiezza di un personaggio che tende a reprimere se stesso, a nascondersi e a rifiutare il mondo che lo circonda? “Il conformista” racconta un tipo di codardia che non è solo timore di essere se stessi, ma è impossibilità di riconoscersi in una società così chiusa: Marcello è un uomo “come tanti”, ma non ci si sente affatto. La sua ossessione lo porta a doversi scontrare con un costante tentativo di perfezionamento e adeguamento agli altri; preferisce, alla fine, farsi “proteggere” dal sistema, mostrandosi obbediente è disponibile. Ha bisogno di mostrarsi “forte”, ligio al dovere, impassibile (persino disposto ad uccidere con freddezza): qualsiasi cosa, pur di non “insospettire” qualcuno. “Il conformista” è un’opera complessa che, focalizzandosi su un personaggio, analizza il contesto storico e politico: Bertolucci riflette sul significato di non sentirsi “adatti” agli altri, di non essere politicamente in linea con gli altri e a volte con se stessi (o con l’idea che si ha di se stessi), nello scenario di un’Italia che vive di silenzio – assenso. È che è proprio la ricerca di una normalità omologata la negazione del concetto stesso di vita. L’idea di omologazione è da intendere sia nel privato (con il matrimonio), che nel pubblico (l’iscrizione al partito): Marcello è disposto a rinnegare ogni ideale per creare un’immagine di sé in cui potersi nascondere. “Il conformista” è un’opera irripetibile su cui riflettere e che, per poter essere compresa a fondo, esige uno studio accurato.