ELEZIONI, LA BELLA GENTE

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danna e1615035421915 ELEZIONI, LA BELLA GENTE   

   –   di Vincenzo D’Anna*   –           

Mancano pochi mesi al rinnovo del Consiglio comunale di Caserta, città conosciuta in tutto il mondo per la celebre Reggia costruita dall’architetto Luigi Vanvitelli. Una sfavillante dimora dotata di un favoloso parco, una coreografica cascata, fantastici giochi d’acqua ed un prezioso orto botanico. Diciamoci la verità: in fondo, reggia borbonica a parte, il capoluogo di Terra di Lavoro non è che abbia molto altro da mostrare se non qualche palazzotto in stile vanvitelliano ed il borgo medievale di Caserta Vecchia. Non poco, comunque, per una città di provincia con poco più di 70mila abitanti, immersa in un vasto territorio, a prevalente vocazione agricola, che ha avuto, in un non lontano passato, anche i fasti di una zona industriale molto ben strutturata a tal punto da meritarsi il nome di “piccola Brianza”. Per il resto, Caserta ha il pregio di non essersi fatta (ancora) fagocitare dalla città metropolitana di Napoli, mantenendo, così, una propria identità socio culturale. Insomma, la vecchia Casa Hirta rinnovatasi nel tempo, ha vissuto epoche più ricche e recitato ruoli rappresentativi sia nel contesto produttivo che della rappresentanza politica. Tuttavia, quest’ultimo aspetto è andato affievolendosi nel tempo, in sintonia con il più generale scadimento della cultura politica e della qualità degli eletti nei vari consessi assembleari. Un dato ormai generalizzato che è diventato un comune denominatore in ogni ambito e livello di rappresentanza politica amministrativa in Italia. Ancora peggiore il dato scadente registrato nel nostro Mezzogiorno e nelle sonnacchiose città del Sud, ove alla precarietà della cultura si è mescolata la furbizia levantina dei partecipanti alla vita politica locale. Comune, da queste parti, è l’uso delle clientele elettorali, lo sfruttamento del bisogno sociale, il diffuso qualunquismo spacciato per autonomia civica, caratteristiche gradite della cosiddetta “politica politicante”. Ma il danno maggiore per le sorti delle civiche amministrazioni è sostanzialmente l’atavico disimpegno di quella parte di rappresentanza sociale a cui piace essere chiamata “società civile” per distinguersi dai manéggi e dai bassifondi della politica spicciola. E’ a questi che occorrerebbe ricordare, ogni giorno, l’aforisma di Giuseppe Dossetti sulle “persone coscienti ed oneste” che “devono persuadersi che non è conforme al vantaggio proprio, restare assenti dalla vita politica e lasciare quindi libero campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri”. Un’espressione che coglie appieno la sgradita ma sincera verità su come tutti siano responsabili della diffusa decadenza dei tempi che stiamo vivendo. In fondo, furbizie ed opportunismo a parte, a cosa serve avere le mani pulite se poi le si tiene inoperose in tasca? Il fenomeno del disimpegno di quella parte più acculturata ed avveduta della comunità, è il tarlo che ha ormai invaso e logorato il tessuto sociale e la possibilità di un’onesta e buona condotta amministrativa. Chi altri dovrebbe spendere i talenti se non quelli che li posseggono e li utilizzano nell’angusto ambito delle occasionali convenienze personali, professionali e familiari? A Caserta si rischia di rinnovare questo stato di cose, anzi di deteriorare ulteriormente il tessuto civico e politico con la preponderante partecipazione alla competizione elettorale dei soliti noti e, quel che è peggio, di ripetere le rovinose esperienze del passato. Sia ben chiaro: qui non si tratta della qualità e dei meriti personali dei candidati sindaci, bensì della necessità di una maggiore qualificazione dell’intero Consiglio comunale. Non sono pochi quelli che, con alterigia, si dichiarano lontani dalla politica e dai vari consessi civici menandone quasi vanto neanche si trattasse di un elemento distintivo del proprio agire sociale. Si tratta, in realtà, dei peggiori!! A ben guardare, infatti, è proprio da quelle fila che escono, di volta in volta, quelli che alla politica chiedono ed ottengono e che nella loro vita esercitano l’indignazione solo quando gli errori ed i misfatti non procurano loro alcun personale tornaconto. Perbenismi verso gli altri nella stessa misura in cui riescono ad essere ipocritamente opportunisti verso se stessi. Uno dei contendenti alla poltrona di primo cittadino Pio Del Gaudio, già sindaco di centrodestra e vittima, nel recente passato, di un clamorosa quanto spettacolare inchiesta giudiziaria finita nel nulla, ha lanciato un hashtag in cerca della bella gente!! Proporrà, costui, diverse liste civiche per giocarsela al ballottaggio con l’uscente Carlo Marino, persona al momento più politicizzata. C’è da prevedere che entrambi attingeranno a piene mani dai simboli civici che, purtroppo, avranno poco da vedere col “civismo”, ovvero con la partecipazione di coloro che vorranno essere della partita per Caserta e basta. Dunque, “bella gente cercasi”. Ma per favore: che non siano i soliti volti inebetiti di giovanotti e belle fanciulle a caccia di una sistemazione personale.

*già parlamentare