DISABILITA’ E ANIMALETTI PELOSI: I BENEFICI DELLA PET THERAPY

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Il termine Pet in inglese significa “animale domestico” o da compagnia e toccare un animale, accarezzarlo, sono azioni che procurano un piacevole contatto fisico, uno dei principali fattori di comunicazione interpersonale e interspecifica, e allo stesso tempo stimolano la creatività, la curiosità e la capacità di osservazione. Per Pet Therapy si intende una pratica terapeutica che prevede l’impiego di animali come tecnica d’intervento per migliorare lo stato di salute di pazienti con problemi psicofisici: l’animale diventa “co-terapeuta” nel processo di guarigione, rivestendo il ruolo di “mediatore emozionale” e “catalizzatore” dei processi socio-relazionali. È importante sottolineare che la Pet Therapy non rappresenta una terapia sostitutiva, ma costituisce un’integrazione alle terapie “tradizionali”. Inserire un animale in un contesto di disagio da sanare non significa di per sé attuare una terapia, devono esserci alla base una giustificazione logica, un preciso scopo, una chiara metodologia, un coinvolgimento di figure professionali preparate per questo tipo di approccio e, ovviamente, la selezione di animali adatti. La storia della pet therapy ha origini lontane, già nel 1792 in Inghilterra William Tuke si occupa di pazienti con disturbi mentali e per primo intuisce l’ importanza della presenza degli animali all’ interno della struttura. Si prodiga affinché siano i malati a prendersene cura, notando un conseguente apprezzabile miglioramento dell’ autocontrollo e dei rapporti umani. La prima applicazione documentata di “Pet Therapy” risale però al 1953, quando il neuropsichiatra infantile Boris Levinson scoprì in maniera casuale che un bambino con tratti autistici, in cura presso di lui, si dimostrò più spontaneo e più disponibile all’interazione, dopo aver avuto un contatto da lui stesso voluto, con il proprio cane. In questo modo Boris Levinson, introdusse nella cura dei suoi piccoli pazienti psicotici la presenza di alcuni animali, utilizzandoli come vero e proprio presidio terapeutico, e dimostrando che l’affetto di un animale domestico produceva un aumento dell’autostima e soddisfaceva il bisogno di amore. Nel 1970 le esperienze di Levinson furono riprese da due psichiatri americani, Samuel ed Elisabeth Corson, che studiarono l’interazione tra un gruppo di giovani pazienti affetti da turbe psichiche e dei cani che vivevano presso l’ospedale di degenza dove essi operavano, in Ohio, negli Usa. Venne registrato un miglioramento dei rapporti interpersonali tra i pazienti e il personale e tra gli stessi coodegenti. Nel 1977 Erika Friedman, ricercatrice americana, rileva che esiste una correlazione tra la sopravvivenza ed il possesso di animali da compagnia in persone che hanno avuto un infarto cardiaco. Le sue La storia della pet therapy ha origini lontane, già nel 1792 in Inghilterra William Tuke si occupa di pazienti con disturbi mentali e per primo intuisce l’ importanza della presenza degli animali all’ interno della struttura. Si prodiga affinché siano i malati a prendersene cura, notando un conseguente

apprezzabile miglioramento dell’ autocontrollo e dei rapporti umani. Nel 1875 In Francia il medico Chessigne prescrive l’ equitazione a pazienti con problemi neurologici e ne migliora l’ equilibrio ed il controllo muscolare. La prima applicazione documentata di “Pet Therapy” risale però al 1953, quando il neuropsichiatra infantile Boris Levinson scoprì in maniera casuale che un bambino con tratti autistici, in cura presso di lui, si dimostrò più spontaneo e più disponibile all’interazione, dopo aver avuto un contatto da lui stesso voluto, con il proprio cane. In questo modo Boris Levinson, introdusse nella cura dei suoi piccoli pazienti psicotici la presenza di alcuni animali, utilizzandoli come vero e proprio presidio terapeutico, e dimostrando che l’affetto di un animale domestico produceva un aumento dell’autostima e soddisfaceva il bisogno di amore. Nel 1970 le esperienze di Levinson furono riprese da due psichiatri americani, Samuel ed Elisabeth Corson, che studiarono l’interazione tra un gruppo di giovani pazienti affetti da turbe psichiche e dei cani che vivevano presso l’ospedale di degenza dove essi operavano, in Ohio, negli Usa. Venne registrato un miglioramento dei rapporti interpersonali tra i pazienti e il personale e tra gli stessi coodegenti. Nel 1977 Erika Friedman, ricercatrice americana, rileva che esiste una correlazione tra la sopravvivenza ed il possesso di animali da compagnia in persone che hanno avuto un infarto cardiaco. Le sue ricerche verificano la potenzialità del rapporto uomo-animale nel ridurre l’ipertensione ed il rischio di infarto. Nonostante ciò, esistono numerose organizzazioni che operano in questa direzione con risultati soddisfacenti nel campo sociosanitario. Nel 1981, viene creata negli Stati Uniti la Delta Society, associazione che si prefigge di studiare l’interazione uomo-animale. La Pet Therapy sbarca in Italia nel 1987 tramite un Convegno Interdisciplinare su “Il ruolo degli animali nella società odierna”, tenutosi a Milano il 6 dicembre al quale hanno partecipato esperti di fama internazionale. Nel 1990nasce, sempre in Italia, il C.R.E.I. (Centro di Ricerca Etologica Interdisciplinare per lo Studio del Rapporto uomo animale da compagnia) che unisce studiosi di varie discipline inerenti la salute umana ed animale, l’ambiente ed il comportamento. I soggetti a cui è rivolta questa pratica terapeutica sono bambini che presentano le psicopatologie che comprendono disturbi dell’apprendimento, delle capacità motorie, della comunicazione, disturbi generalizzati dello sviluppo (autismo), dell’attenzione, del comportamento, della nutrizione e altro (ansia da separazione, disturbo reattivo dell’attaccamento); individui che presentano le psicopatologie dell’età adulta, in particolare disturbi correlati all’assunzione di sostanze, cognitivi (demenze, ecc.), schizofrenia, disturbi dell’umore, ansia e depressione, dell’adattamento, di personalità, dell’alimentazione e portatori di handicap (psichici e/o fisici). Il principio fondamentale su cui si articola la Pet Therapy è il soddisfacimento del bisogno d’amare, d’affetto e di legami interpersonali che l’animale co-terapeuta è in grado di fornire. L’animale agisce come soggetto attivo che crea con la persona trattata uno scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi in entrambi. Con persone disturbate gli animali trovano un canale preferenziale per entrare in contatto, riuscendo a volte a sbloccare condizioni patologiche cronicizzate negli anni. Elemento fondamentale del rapporto uomo-animale, è dato dal contatto fisico. La sensazione tattile conduce alla coscienza della propria corporeità e alla formulazione di un’identità personale e psicologica; infatti, la mancanza o carenza di stimoli corporei nell’infanzia è uno dei fattori prioritari di ritardo fisico e psichico, delle sindromi da deprivazione e delle difficoltà relazionali. Inoltre, la soddisfazione del bisogno di affetto e di relazione “interpersonale” crea le condizioni di un buon equilibrio psico-fisico, specialmente nei bambini, negli anziani, nei malati. Il prendersi cura dell’animale, favorisce il senso di responsabilità, l’autostima, la socializzazione e l’attività ludica quanto mai auspicabili nel caso di bambini e di adulti che hanno perso la fiducia in se stessi. La socializzazione è ottenuta grazie al tipo di comunicazione fra l’animale e la persona che si realizza con gesti, sguardi e contatti. Questo tipo di rapporto basato sulla naturalezza e la spontaneità, a volte difficili nelle convivenze tra esseri umani, determina una sorta di tranquillità e di sicurezza riducendo in questo modo uno stato ansiogeno. Inoltre l’assenza di atteggiamento competitivo o minaccioso nell’ animale, ha effetti di contenimento delle angosce e delle apprensioni. La responsabilizzazione si realizza perché accudire un animale richiede delle attenzioni ed obbliga a svolgere delle mansioni che possono essere importanti per la crescita e lo sviluppo in ambito adolescenziale.

4 Commenti

  1. Grazie x tutto qllo che fai x i nostri ragazzi. Sei un grande esempio, di donna, di madre e di professionista😘

  2. Certo gli animali domestici sono davvero molto importanti nella vita familiare con bambini sia con problemi che no, ci sono occasioni dove un amico domestici esempio un cane puo far un gesto che magari una persona no farebbe,
    Ho una figlia con autismo ora con una piccola cagnolina in casa… Spero possa essere un aiuto nel suo percorso di crescita

  3. Le sue parole, arricchiscono il nostro essere Mariarosaria. Ci fa scoprire un mondo in cui forse, ne conoscevamo soltanto la parola, disabilità, autismo, insomma tutto ciò che riguarda questo serio grande problema che abbraccia tanti innocenti. Ed è stupendo che piccoli pelosetti, siano una cura adeguata per queste meravigliose, incolpevoli anime.
    Grazie Mariarosaria, la seguo con molto piacere, il suo scrivere, si lascia leggere con tanta stima e piacere.

  4. Veramente complimenti.. grazie a questi articoli che ci mettono in contatto diretto con la disabilità. La pet terapia aiuta anche chi non ha disabilità…

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