I RACCONTI DEL MELOGRANO

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–   di Sara Mastroianni   –     

UN INSOLITO MISTERO

Capitolo I

Era il 6 marzo 1974. A Pintaverza il vento profumava di grigio. Le strade urlavano di gente che passeggiava silenziosa presso il fiume o sedeva solitaria sulle panchine che vi si affacciavano impietose. Nulla era mai stato più immobile di allora. Neanche quando il parroco Bartolomeo richiamava tutti al sacro silenzio per l’ammissione dei peccati all’inizio della messa domenicale delle 9:30.

Uno squarcio netto strappò le nuvole torve del cielo. Era l’urlo straziante di Loredana, che accasciandosi sui sanpietrini di piazza Carmine, proprio quella antistante la rinomata pasticceria Bonocore, spirò l’ultimo fiato.

Nel frattempo anche il commissario Moreni stava spirando l’ultimo fiato, ma di piacere, quando una telefonata di lavoro lo invitò a ricomporre il suo decoro.

-“Minchia proprio sul più bello, ogni volta…Qua mi sa che lo fanno apposta, ‘a telepatia tengono sti fetusi!”

E così dicendo, tra un’imprecazione e l’altra saltava a due e a tre le scale del “rispettabile” palazzo di donna Imma, allentandosi con una mano la cravatta che per la fretta aveva stretto troppo. Giunto in strada incalzava la camminata subito dopo aver incontrato qualcuno e rallentava se incontrava qualcun altro di faccia, e ancora poi incalzava e ancora poi rallentava. Questo susseguirsi di passi irregolari lo portarono dritto dritto davanti alla pasticceria Bonocore.

Biagio Moreni era uno dei più stimati cittadini di Pintaverza, dopo il parroco per carità. Era un uomo piacente, almeno così si mormorava presso il palazzo di donna Imma. Alto, abbastanza in forma, moro con un filo di barbetta fissa da quando gli spuntò per la prima volta a 15 anni. Aveva una quarantina di anni, ma non li dimostrava. Se qualcuno gli domandava l’età rispondeva: “sempre la stessa dell’anno scorso ma con un anno in più”. Era nato lì, in quella terra siciliana, ma da giovanissimo gli prese la capata di fare fortuna chissà dove, come commerciante, e quando dopo un paio di anni tornò decise di arruolarsi. Disse che era perché aveva cambiato idea, che non era la vita che gli piaceva, ma le civette abbarbicate sul balcone sopra la sua barbieria di fiducia sapevano che in realtà aveva visto troppi piccioli uscire dalle sue tasche e troppi pochi entrare.

Un gregge di curiosi si ammassava poco più avanti verso il centro della piazza, mentre dei giovani autoritari con cappello e vestiario color beige richiamavano tutti gli sconvolti all’ordine.

-“Allora Mangiacapre, qual è il brutto guaio che mi dicevi a telefono? Spero sia morto qualcuno perché mi sono rovinato…il pranzo… per venire di corsa.”- disse Moreni con tono ironico e a tratti sprezzante.

-“Mi chiamo Maggicarpe, commissario, buongiorno. Ecco il fatto è piuttosto serio, forse uno dei più seri degli ultimi decenni…ecco…diciamo che…”- disse il vice con la gola secca.

-“ Avanti, ragazzo forza! Che può essere mai successo, un altro ragazzo che ha fatto uno scippo? Un bambino ha fatto lo sgambetto a qualcuno? Immagino che tutta questa gente di paese come al solito si scandalizzi per poco.”- lo interruppe indicando quest’ultima affianco a loro.

-“No, commissario. Omicidio fu.”- sputò sincero.

Biagio rimase interdetto per qualche secondo buono. Le sue sinapsi cerebrali crearono un piccolo corto circuito. Poi ripresero il solito moto frenetico. Non poteva immaginare una cosa del genere, non nel piccolo paesotto gretto, pieno di pregiudizi e stereotipi di Pintaverza. Gente fetusa, è vero, mafiosa, è vero, ma onesta. Certi screzi ormai si risolvevano con le buone, o per lo meno non alla vista di tutti alla luce del giorno.

Gaetano Maggicarpe, suo fidato collega lo rese dotto del fattaccio, illustrandogli ogni dettaglio anche tecnico che il medico legale sopravvenuto pocanzi aveva potuto dedurre. Un pugnale con una lama di 5 cm aveva trafitto la povera vittima dalle spalle, trapassando la gabbia toracica all’altezza della quinta costola arrivando fino al cuore. Un lavoro efficiente che l’ha portata alla morte per dissanguamento in meno di un minuto. Un caso fortunato? O un professionista?

-“E di chi si tratta?”- chiese il comandante.

-“Ancora non l’abbiamo identificata, non portava documenti con sé e dalle prime persone che accorrevano nessuno l‘ha riconosciuta. Forse non è neanche del paese.”- rispose Maggicarpe.

Così dicendo sollevò il lenzuolo che proteggeva la sua dignità da occhi irrispettosi e ricevette in un attimo una doccia fredda. Era Loredana Campinosa, la sua ex moglie.