“THE BONES (LOS HUESOS)”: CINEMA, RITUALITÀ E AGGRESSIVITÀ VISIVA (CHE RICORDA JAN ŠVANKMAJER) 

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di Mariantonietta Losanno 

%name “THE BONES (LOS HUESOS)”: CINEMA, RITUALITÀ E AGGRESSIVITÀ VISIVA (CHE RICORDA JAN ŠVANKMAJER) Il cortometraggio vincitore alla 78esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, è «una sorta di rituale, un incantesimo o una formula magica», come hanno affermato i registi Cristóbal León e Joaquín Cociña. È un film di spettri, che sfrutta il carattere macabro per mettere in scena la condizione politica del Cile. Macabro al punto da attirare l’attenzione di Ari Aster che è il produttore esecutivo del corto. The Bones, infatti, ricorda i “suoni dell’orrore” della filmografia del regista di Beau ha paura (terzo ed ultimo lungometraggio, tentativo di ri-confermare una nuova forma di horror); si cerca, quindi, di fornire – attraverso l’udito – elementi invisibili della narrazione, che influenzano il pubblico e accrescono l’impatto emotivo e psicologico. Ci sono suoni che scorrono al di là delle immagini, lasciando (quasi) indifferente lo spettatore, perché nulla risponde ad essi o li rimarca. E poi c’è una superficie sonora e sensoriale (tangibile in Hereditary e Midsommar, ad esempio, per tornare ad Ari Aster) che svela quello che si nasconde sotto un’apparente patina di normalità. 

Il duo artistico cileno creato nel 2007 (il cui lavoro è stato mostrato a livello internazionale in mostre individuali e collettive, in festival cinematografici e audiovisivi e in biennali d’arte), attraverso la tecnica di animazione stop-motion – e in soli quattordici minuti – vuole raccontare – svelando – la storia del Cile, della lunga colonizzazione spagnola e della dittatura, da cui è faticosamente uscito per riprendere il suo cammino democratico. L’invocazione degli spiriti, l’utilizzo di cadaveri umani (!) e l’atmosfera lugubre del corto sono elementi necessari affinché il rito si concretizzi; affinché, cioè, si possano richiamare le figure cruciali della politica cilena e modificare – riscrivendo – la storia del Paese. 

%name “THE BONES (LOS HUESOS)”: CINEMA, RITUALITÀ E AGGRESSIVITÀ VISIVA (CHE RICORDA JAN ŠVANKMAJER) Il corto – disponibile su Mubi – è stato realizzato nel 1901 e riscoperto nel 2021, mentre il Cile era impegnato a redigere una nuova costituzione. Le riprese mostrano una bambina che utilizza cadaveri, come per gioco. Li porta “a spasso”, li ricompone, ci balla, come se fosse una danse macabre. Immediatamente, pensando alle diverse forme del gotico, possiamo rifarci all’opera di Tim Burton, Ridley Scott, Riccardo Freda, Mario Bava. E altri ancora. Modelli che, forse, hanno ispirato Cristóbal León e Joaquín Cociña e hanno permesso loro di incanalare le energie verso la costruzione di un rituale di esorcismo intriso di riferimenti e citazioni, ma libero e non necessariamente da ricondurre ad una categoria statica. Oltre all’aspetto macabro e all’utilizzo violento – e quasi “terroristico” – del suono, indubbiamente, c’è altro. C’è la storia di un Paese: i crimini contro l’umanità, le tensioni sociali ed economiche, le riforme radicali, il complesso processo di transizione dal regime dittatoriale alla democrazia. Gli amanti del cinema di Jan Švankmajer potranno apprezzare The Bones, nonostante – o proprio grazie a – la complessità e l’aggressività visiva.