I DCA: DAL DISAGIO AL DISTURBO

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Gli adolescenti vivono fasi della propria vita con forti sbalzi umorali ed emozionali, cui non sempre riescono a canalizzare e a definire, sprofondando alcune volte, nell’abisso di confusione, paure, ansie e forti frustrazioni dalle quali non sempre riescono poi ad emergere da soli. A fare da cornice alla loro fragilità e vulnerabilità, hanno inciso anche i nuovi strumenti digitali con la creazione di immagini e vite virtuali, in cui rifugiarsi per trovare una comoda dimensione di pace, serenità e mera accettazione della loro identità, con siti e social tra i più noti e utilizzati, come le piattaforme Facebook, Instagram e Tik Tok. Queste piattaforme hanno creato l’immagine dell’adolescente perfetto, della ragazza ideale e del ragazzo da emulare e imitare perché ha tanti followers, ossia seguaci che reputano un vincente, un perfetto, soprattutto nel corpo che deve necessariamente avere i canoni della perfezione estrema per piacere e compiacere al gruppo. Tanti adolescenti, soprattutto le giovanissime ragazze, temono la non accettazione da parte dei pari, l’esclusione o ancor peggio hanno paura di non rispecchiare quella norma di bellezza a cui si deve tendere per diventare esempio stimolante per gli altri membri del gruppo. Nella ricerca estrema di piacere a tutti i costi, si entra in un circuito vizioso senza via d’uscita e tante volte si può cadere nel tunnel dei disturbi della condotta alimentare: in un’iniziale fase di disagio è legata alla scelta di alimentarsi in modo sempre meno nutriente e con quantità ridotte, senza piena consapevolezza che dal disagio per una mancanza di accettazione della propria fisicità, ad entrare a pieno nel disturbo della condotta alimentare, è un attimo.

Come per la maggior parte dei disturbi mentali, non è possibile individuare un’origine unica ma un insieme di cause che possono associarsi e interagire in misura e in modo diverso tra loro nel singolo caso, per favorire l’insorgenza e il mantenimento di un disturbo alimentare. Un fattore biologico evidentemente coinvolto è costituito dall’appartenenza al genere femminile, ma naturalmente il peso della cultura e degli stereotipi di genere possono essere determinanti. Tipicamente i DCA, anoressia in particolare, riguardano giovani donne, dall’inizio della pubertà e nella prima giovinezza, con frequenza nettamente superiore (da 6 a 10 volte) rispetto ai maschi, anche se si registra sia una tendenza all’estensione alle fasce d’età superiore e inferiore, sia a soggetti di sesso maschile. La dimensione psicologica è considerata di fondamentale importanza nei disturbi alimentari più comuni e anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder) sono associati a determinate caratteristiche psicologiche e la loro stessa definizione implica un atteggiamento psicologico e un disagio legato all’assunzione di cibo e alle sue conseguenze sull’aspetto esteriore. Il fatto di essere molto magri o obesi deve essere associato a un disagio psicologico che ne deriva. 

Analogamente, i fattori familiari entrano in modo vario ma costante nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi.  I disturbi alimentari consistono in modalità di assunzione di cibo che compromettono lo stato di salute fisica o il funzionamento psicosociale di una persona. Vi sono diverse forme di disturbi alimentari che sono classificate tra i disturbi mentali e sono: anoressia nervosa, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata, obesità, night eating syndrome, pica e disturbo da ruminazione. Il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (ultima versione: DSM 5) include anche la Pica e il Disturbo da Ruminazione che sono assai meno diffusi nella pratica clinica, mentre non comprende l’obesità, considerata invece da molti psicologi e psichiatri un disturbo alimentare. In questo articolo sono spiegati brevemente tutti i principali: la forma più nota di disturbo alimentare, la prima identificata come entità nosografica autonoma, è l’anoressia, oggi detta nervosa, un tempo anche mentale per sottolinearne la natura essenzialmente psicologica. L’anoressia è legata primariamente ad un ingiustificato, quanto esasperato, timore di ingrassare e interessa tipicamente il genere femminile. La bulimia nervosa come entità nosografica autonoma nasce molto più tardi rispetto all’anoressia, precisamente nel 1980 con la prima edizione del DSM 3 e in precedenza, nel XVIII e XIX secolo, era stata raramente menzionata, per lo più come variante associata all’anoressia o ad altri quadri patologici.

In qualche modo, la bulimia rappresenta una ‘soluzione’ del problema di chi non vuole ingrassare ma non riesce a trattenersi dal mangiare. Se tale soluzione è insoddisfacente per chi la pratica, non lo è per le industrie sia produttrici di prodotti dimagranti che di alimenti ipercalorici: entrambe vengono così remunerate per le somme ingenti che spendono per pubblicizzare i propri prodotti. La persona che soffre di bulimia, una volta procuratosi cibo a sufficienza, si lascia andare e ne ingerisce grandi quantità in poco tempo, per lo più in solitudine. L’abbuffata è seguita da forte disagio psicologico, senso di colpa e spesso dalle ‘condotte di eliminazione’ (tipicamente il vomito, ma anche l’uso lassativi o diuretici, iperattività fisica, ecc.).  Frequentemente, queste ragazze riescono in questo modo a mantenere un peso e un aspetto normali. La pratica del vomito e le condotte di eliminazione sono spesso associate anche all’anoressia, soprattutto nelle forme croniche. Nel disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) gli eccessi alimentari non sono seguiti da condotte di eliminazione come nella bulimia: l’obesità ne costituisce l’inevitabile conseguenza.  Mentre nella maggior parte dei casi l’abbuffata bulimica è più o meno accuratamente pianificata, in questo disturbo è spesso una situazione propizia, o la semplice consapevolezza della disponibilità di cibo, a rappresentare una tentazione alla quale non si può resistere. L’obesità si caratterizza  per un accumulo di grasso corporeo. L’indicatore più utilizzato è l’indice di massa corporea (Body Index Mass): quando è uguale o superiore a 30 si parla di obesità. Questa patologia rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica.  Incide infatti sulla qualità e durata della vita perché ha conseguenze importanti sulle condizioni di salute.  Dai dati raccolti dall’ Italian Obesity Barometer Report, realizzato in collaborazione con ISTAT e presentato a Roma, nell’ aprile 2019 emerge che in Italia il 9,4 delle donne e 11,8 degli uomini sono obesi. In sintesi, un italiano su dieci è obeso.  L’obesità non sempre rientra nel Binge eating disorder. Le persone possono diventare obese semplicemente perché regolarmente mangiano troppo e non fanno attività fisica. Questo tipo di obesità, esito di stili alimentari personali e familiari, può non essere associato a problemi psicologici, per cui il DSM 5, come le edizioni precedenti, non include l’obesità fra i disturbi mentali. Il night eating syndrome è un disturbo alimentare è caratterizzato da un schema pressoché giornaliero di assunzione di cibo che incrementa significativamente la sera e la notte. Il paziente salta per lo più la colazione la mattina perché non ha appetito, spesso mangia poco a pranzo e poi incrementa progressivamente l’assunzione del cibo durante la sera e la notte, segnando il tutto da episodi in cui il paziente mangia dopo essersi svegliato durante la notte o si sveglia per mangiare. Un dato interessante è che questo pattern alimentare, è molto frequente fra gli obesi. Mentre tra la popolazione con peso nella norma questo pattern non supera l’1,5%, tra le persone gravemente obese è presente tra il 15 e il 25%. La pica e il disturbo da ruminazione sono disturbi alimentari molto meno frequenti e per lo più associati a deficit mentale o altre gravi patologie (ad es. schizofrenia): la pica  è caratterizzata dall’ingestione di materie non commestibili (terra, inchiostro, ecc); il disturbo da ruminazione che consiste in una prolungata masticazione, a volte seguita da rigurgito del bolo già ingerito, che viene nuovamente masticato in bocca.

Oggi, la psicoterapia familiare o comunque trattamenti che prevedono il coinvolgimento della famiglia, sono considerati parte integrante di qualunque programma di trattamento dei disturbi alimentari a breve e lungo termine per scongiurare la recidiva nel percorso di guarigione del disturbo.

 

 

 

 

3 Commenti

  1. Un altro argomento molto toccante che riguarda la maggior parte dei giovani, soprattutto di sesso femminile.
    Grazie come sempre per la sua professionalità nello scrivere articoli che ogni settimana ci arricchiscono un po’ di più.

  2. Che dire stavolta hai chiarito e dato un nome alle cose … purtroppo lo stereotipo che ci propongono è sempre il perfetto … la perfezione non esiste

  3. I giovani di oggi sono molto vulnerabili e sono molto fragili, basta un nonnulla per destabilizzarli. Tante volte si riescono a cogliere i loro disagi altre volte no e diventano veri e propri disturbi. Mi famiglia una mia nipotina si è ammalata di anoressia è entrata in questo tunnel gradualmente ed è stata una tragedia per noi tutti vederla ridotta in quello Stato poi fortunatamente grazie la psicoterapia cognitivo comportamentale si è ripresa e oggi sta bene.
    Grazie dottoressa per questo suo nuovo articolo seguo la sua rubrica perché è sempre ricca di nuovi spunti.

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